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E' ancora una volta la Corea a regalarci uno dei film più dolorosi e profondi sui mali del nostro tempo (ma non solo), vestendo con la proverbiale eleganza stilistico/formale un tema scomodissimo come la violenza sulle donne.
Non è un horror ma un dramma violento che fa riflettere, sia direttamente che metaforicamente.
L'esemplare ambientazione isolana, dai chiari accenti simbolici, non è casuale: l'esordiente Chul-Soo Jang aveva iniziato proprio come assistente regista di Kim Ki-Duk.
Greymouser • 14/07/11 22:14 Call center Davinotti - 561 interventi
Eccellente film coreano che riesce a coniugare in modo esemplare la solidità narrativa e la componente "perturbante", in una tessitura che può essere letta su molti piani e livelli, e che potrà quindi soddisfare palati diversi. Chi vuole una "storia" ben articolata e non banale, densa di significati e sottotesti; e chi predilige la spettacolarità scioccante di immagini crude e disturbanti, fra cui non manca una robusta esibizione di scene sanguinose e terribili. Un vero treno in corsa, cinematograficamente parlando.
Guarda ti racconto un breve aneddoto che testimonia della presa "universale" di un'opera del genere: per una fortuita coincidenza mi è capitato di vederlo- in lingua originale e sottotitolato- in compagnia di mia madre (60enne, licenza elementare serale, idiosincrasia verso gli horror e lo splatter) e lei, oltre ad averne compreso tutta la storia per filo e per segno, l'ha apprezzata così tanto da volerne persino discutere in seguito, snocciolando alcune tematiche "pesanti" affrontate di petto nel film; argomenti che evidentemente non riguardano solo la realtà estremo-orientale ma tutto il mondo.
L'unico piccolo accorgimento di cui mi son fatto rispettosamente carico è stato il rapido fast-forward nei due punti più scabrosi (che avrebbero prevedibilmente influito sulla lucidità del suo onesto giudizio).
Greymouser • 14/07/11 23:30 Call center Davinotti - 561 interventi
Il bello del miglior cinema asiatico è appunto quello di esprimere l'universale nel particolare, nonostante la distanza culturale che in parte lo separa dal gusto occidentale. Le "anziane" dell'isola, per esempio, sono personaggi sommamente inquietanti, proprio perchè sgradevolmente riconoscibili in sembianze e stereotipi non affatto lontani da noi. Per certi versi, il film mi è sembrato una sorta di Wicker man sociologicamente e antropologicamente più realistico - e quindi più spaventoso.
Greymouser ebbe a dire: Le "anziane" dell'isola, per esempio, sono personaggi sommamente inquietanti, proprio perchè sgradevolmente riconoscibili in sembianze e stereotipi non affatto lontani da noi.
Eh sì, mi ha ricordato la stessa Italia di provincia per una certa mentalità patriarcale.
Annotazione generale sul cinema orientale: come cavolo si fa a ricordare (e quindi anche affezionarcisi) attori dai nomi interscambiabili? Aaaaaargh!
Un profondo grazie di cuore al benemerito Gest
e a Grey i cui commenti mi hanno spinto a vedere questa magnifica perla, di immensa durezza che mi ha smosso l'animo e che ricorderò a lungo. Confermo anche io il parere
di Gest: ormai molte pellicole interessanti vengono proprio dalla Corea o comunque dall'Oriente.
P.S.
Daniela, mi permetto di consigliartelo. E'
assolutamente imperdibile.
Mi avete incuriosito assai ! è possibile reperirlo in italiano o con sottotitoli ?
Daniela • 10/08/12 07:31 Gran Burattinaio - 5955 interventi
Cotola ebbe a dire: Daniela, mi permetto di consigliartelo. E'
assolutamente imperdibile.
Grazie della dritta, prendo nota, provvederò fra qualche settimana. Domenica parto per le vacanze che, per tradizione personale, sono senza pc e tv, e quindi anche senza cinema. Ma al ritorno recupero... ;io
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