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Curiosità su Amarcord - Film (1973)

CURIOSITÀ

11 post
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  • Saldipuma • 10/05/09 19:32
    Galoppino - 33 interventi
    Da una mostra dedicata al produttore Franco Cristaldi:

    - foto sceneggiatura originale del film.

  • Matalo! • 2/07/09 16:00
    Call center Davinotti - 613 interventi
    * Uno dei ragazzini che gioca a palle di neve è il futuro cantante Eros Ramazzotti
    http://it.wikipedia.org/wiki/Amarcord

    * Tutti sanno invece che l'aiutante del sultano è Francesco Big Di Giacomo del Banco, che appare anche in Roma come ridanciano frequentatore di bordello.

    Eccolo nella parte dell'addetto alla sicurezza del califfo (grazie a Roger per il fotogramma):

  • Gugly • 11/05/10 21:29
    Archivista in seconda - 4713 interventi
    Da Dagospia
    Franco Giubilei per "La Stampa"

    Una voce si alza dietro le quinte della "Città delle donne": «Maestro, lei è il più grande genio del mondo e nel cinema può fare tutto tranne una cosa: insegnarmi a fare il frocio, questo no!». Fellini scoppia a ridere, la tensione provocata dalla presenza di Giulietta Masina sul set si scioglie all'improvviso, si ricomincia a girare. Dal cappello dei ricordi di Marcella Di Folco, che nel frattempo ha cambiato sesso e dall'88 è presidente del Movimento d'identità transessuale, sbucano retroscena spassosi sul regista che l'ha scoperto e lanciato come caratterista.

    Alla fine degli Anni Sessanta, Di Folco, che di nome faceva ancora Marcello, lavorava alla cassa del Piper a Roma e decideva chi entrava e chi no: «Una sera ho lasciato fuori la Vitti e Antonioni, così, per fare pubblicità».

    Una volta gli chiedono di andare a consegnare una lettera a Cinecittà, lui ci va e nella confusione degli studi si ritrova davanti Federico Fellini, che in quei giorni ultimava il Satyricon: «Mi domanda che cosa ci faccio lì, gli rispondo che cercavo la signora Consalvo, lui mi indica l'ufficio e mi dice di aspettarlo. Mi ha fatto fare subito delle foto e mi ha fatto tornare dopo una settimana per il ruolo del proconsole. Un'esperienza tremenda: per fare l'effetto nuvole usava ventole e sabbia, e mi diceva di tenere gli occhi sgranati...».

    Con Fellini Di Folco lavorerà in altri cinque film - "I clown", "Roma", "Amarcord", "Casanova" e "La città delle donne" - fino al gran rifiuto di "Ginger e Fred". Nella sua carriera ci sono ruoli con Petri, Monicelli e Rossellini, ma è l'autore della "Dolce vita" ad averlo segnato per sempre: «Io sono indiscutibilmente felliniana!», proclama oggi.

    I ricordi della Di Folco sono stati raccolti in una videointervista che sarà proiettata al Festival del cinema transessuale «Divergenti». Il 19 maggio, poi, sarà al Museo d'arte moderna di Bologna, teatro della grande mostra Fellini dall'Italia alla luna.

    Il suo è un racconto fitto di retroscena sul mondo variopinto del cinema felliniano: «Girare Roma è stato divertente, divertente, divertente: mi avevano truccato di rosso e sporcavo sempre il lenzuolo. Lui metteva l'erotismo dappertutto ed era un anticlericale tremendo, bestemmiava come un turco... Faceva anche delle liti feroci con la moglie».

    "Amarcord", dove indossa divisa e stivali del principe Umberto nella famosa scena della Gradisca, lo ricorda come «un momento molto emozionante. Quanto Magali Noel è arrivata sul set Fellini le fa: "Guarda il tuo amante" e lei: "Chi, quello?!", perché io ero molto effeminato anche se facevo mille sforzi per dissimulare. È un film straordinario e io ho avuto un telegramma da Umberto di Savoia: "Complimenti, mi hai rallegrato"».

    Poi è la volta de "La città delle donne": «Mi ha chiamato per fare l'eunuco dell'harem: sul set c'erano una cinquantina di gay, ma alla fine mi fa: "Marcellona, provala tu", e subito dopo: "Vabbé giriamo".

    Poi è venuta la Masina e lui era molto nervoso, perché era un bestemmiatore di prima categoria, invece quando c'era la moglie non poteva neanche aprire bocca, che lei era una donna casa e chiesa: la scena in cui metto il turbante a Mastroianni l'abbiamo ripetuta 8-10 volte, finché mi sono presa l'unica libertà della mia vita con lui, dicendogli che non poteva insegnarmi a fare il gay».

    Quando cominciano le riprese di "Ginger e Fred", Fellini ha in mente una parte scritta apposta per lui, ma da Marcella stavolta arriva il gran rifiuto: «Nella scena mi sarei dovuta togliere la parrucca e far vedere che non avevo i capelli, ma io all'epoca ero appena diventata donna, ero una bellissima signora e non mi andava. Lui si è offeso e non mi ha più chiamato».

    Oggi Marcella Di Folco si leva pure lo sfizio di dire la sua verità sulle amanti di Fellini: «Ho sentito Sandra Milo dire che è stata la sua amante per 17 anni. Queste sono menzogne che non mi piacciono, perché quando ho girato "Satyricon" lei non faceva già più parte della vita di Federico. Queste cose vengono sempre fuori quando sono morti, prima nessuno parla mai. Io ho conosciuto la sua vera amante, non faceva parte del mondo dello spettacolo e non era sicuramente la Milo, ma non dirò mai chi è: sono legata da un giuramento».

  • R.f.e. • 14/05/10 09:44
    Fotocopista - 826 interventi
    *Corrado Gaipa: Armando Brancia
    *Adriana Asti: Magali Noël
    *Romolo Valli: Nando Orfei
    *Piero Tiberi: Bruno Zanin
    *Solvejg D'Assunta: Maria Antonietta Beluzzi
    *Oreste Lionello: Ferdinando Villella
    *Oreste Lionello: Gennaro Ombra
    *Ave Ninchi: Pupella Maggio
    *Enzo Robutti: Ciccio Ingrassia

    doppiaggio: C.V.D.
    direz. doppiaggio: Mario Maldesi

    Non sono mai riuscito a capire chi doppi "la Volpina", visto come s'esprime...! Dovrei provare a chiederlo a qualcuno della C.V.D.
  • Funesto • 5/10/10 23:14
    Fotocopista - 1414 interventi
    Fellini, nella parte della Gradisca, voleva Edwige Fenech!

    Fonte: TV, Sorrisi e Canzoni, n° 40.
  • Fedemelis • 23/04/13 22:33
    Fotocopista - 2206 interventi
    CICCIO SULL'ALBERO

    Un giorno mi hanno lasciato sull'albero. Quest'albero di Amarcord non era un albero vero, era un albero costruito, quindi salire era una tragedia. "Attenzion, non me lo rompete!". Se io stavo seduto sull'albero, non potevo più scendere, se qualcuno non mi aiutava. Noi giravamo a cavallo tra giorno e la notte. Quindi bisognava far presto. Rotunno [il direttore della fotografia], mentre io stavo sopra l'albero, dice a Fellini: "Federico, qua non ce la facciamo, il cielo è tutto rosso". "Così dici?... Allora, signori, a domani". Allla parola: "Signori, a domani." tutti se ne vanno, elettricisti, macchinisti, tutti scappano. E io vedo da lontano tutti se ne vanno via e io rimango sull'albero. Cosa faccio? C'era un contadino. Dico: "Pasquale, ma cosa fanno? Se ne vanno? E io?" "Che ne so, tu stai là. La scena è per domani, forse." Allora io dall'albero comincio a gridare: "Voglio una scala, voglio una scala!". Così mi hanno sentito e mi hanno fatto scendere. Perché, se non c'era la scala, io sarei rimasto tutta la notte lì.

    Fonte: intervista a Ciccio Ingrassia, riportata nel libro "Continuavano a chiamarli Franco e Ciccio".


    Mike Bongiorno: Ciccio, perché ti sei fatto doppiare in Amarcord?
    Ciccio: In due parole... Io mi sono rifiutato di doppiare il personaggio perché doveva essere un personaggio di Rimini, lo zio matto di Rimini, quindi avrei dovuto parlare in romagnolo, e io potevo stare cinquant'anni là e non avrei mai potuto imparare a parlare come loro.
    Mike Bongiorno: Poi hai fatto un'altra parte drammatica in Bianchi Cavalli d'agosto, il pescatore...
    Ciccio: Lì mi sono doppiato io perché era un sordomuto...

    Fonte: intervista a Ciccio Ingrassia da parte di Mike Bongiorno.
  • Roger • 8/10/14 16:50
    Fotocopista - 2923 interventi
    Come scrive anche wikipedia, Ciccio Ingrassia, oltre al ruolo dello zio matto, ha fatto da comparsa come carabiniere durante la parata fascista:

  • Caesars • 28/04/20 14:36
    Scrivano - 17020 interventi
    La Gradisca, interpretata da Magali Noël, a un certo punto chiede al gestore del cinema quando verrà proiettato il film con Gary Cooper "La valle dell'amore". Tale film non esiste.
  • Il ferrini • 26/04/24 23:12
    Formatore stagisti - 117 interventi
    COSA DICE LA SUORINA SULL'ALBERO ALLO ZIO TEO?
    Quando la suorina (un personaggio realmente esistito) sale da Teo (Ciccio Ingrassia) per farlo scendere dall'albero dove si è rifugiato per urlare "Voglio una donnaaa" pronuncia una frase in dialetto stretto e dunque difficilmente comprensibile, ma per quanto ne sapevo non erano parole inventate, tant'è che qualcuno ne ha perfino tratto uno spettacolo, specificando come nessuno sappia cosa dice.

    La prima parte della frase l'ha risolta in parte Legnani ("si intendono bene le parti "mat" e "de bon", de bon=davvero"). Qualcos'altro si intuisce dal frame con i sottotitoli in inglese...



    Legnani conferma: "Vieni giù che non voglio giocare con queste sciocchezze ("pataccate")"

    A questo punto chiedo a una mia amica romagnola che ringrazio e che traduce:

    Oh t ci dvént mat dabón? Vin zò ch'a n'ò vòia ad zughé sa stal patachèdi! 
    Ovvero:
    Ma sei diventato matto davvero? Vieni giù che non ho voglia di giocare co 'ste pataccate.

  • Mauro • 11/03/25 18:08
    Disoccupato - 12914 interventi
    Fellini aveva ideato il personaggio di Gradisca pensando di affidarne l'interpretazione a Sandra Milo, che fu costretta a rinunciare a causa della gelosia del marito. La Milo fu comunque provinata per il ruolo di Gradisca.

    Fonte: https://camsugarjournal.com/it/editorial/sandra-milo-il-vero-volto-di-amarcord/
  • Apoffaldin • 24/04/25 12:18
    Magazziniere - 329 interventi
    IL MANCATO PADRE ROSSONERO

    Per il ruolo del padre Fellini avrebbe voluto Nereo Rocco, l'allenatore della squadra di calcio del Milan. L'incontro tra i due era avvenuto in un ristorante bolognese e il regista si era dichiarato disposto a posticipare alcune scene del film pur di averlo.
    Rocco però tolse subito ogni speranza dicendo che in ogni caso non sarebbe stato disponibile fino a fine campionato.
    "Se perdo due partite mentre giro il film, mi sapete dire che succede a Milano?"

    FONTE: Fellini vuol far recitare l'allenatore del Milan, in Paese Sera. Edizione del pomeriggio, 4 gennaio 1973, pag.15.