You, the living - Film (2007)

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Tutti i commenti e le recensioni di You, the living

TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/11/07 DAL BENEMERITO XAMINI
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Xamini 4/11/07 13:21 - 1310 commenti

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Film lento, quasi immobile; asciutto, fatto di colori smorti, senza primi piani, con inquadrature più significative che evocative. Il suo incedere faticoso è esasperato dall'assenza completa di una trama. Riflette sull'inutilità dell'esistenza e lo fa attraverso immagini, allegorie tragicomiche che strappano un sorriso amaro (centrale, ai fini del messaggio di fondo, quella del vecchio che trascina penosamente il cane lamentoso) e sopra una musica ironico-jazz. Resta davvero duro da mandare giù, ma contiene alcuni momenti capaci di colpire. Davvero per pochi.
MEMORABILE: Sopra a tutti il sogno della ragazza, vestita da sposa nella sua casa-treno, sottolineato da una splendida chitarra elettrica.

Ishiwara 4/06/11 22:26 - 214 commenti

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Una serie di brevi scene, con alcuni personaggi che intersecano le loro microstorie, filmati con camera fissa tranne tre carrellate e la stanza che viaggia nel sogno come su un binario. Un'umanità squallida, triste, abbandonata e meschina cha attende una fine inevitabile che forse sta arrivando. Centrale il monologo dello psichiatra ed il finale cupo che rimanda al prologo. Si resta sospesi, tra il sorriso e la lacrima, entrambi incapaci di venir fuori. Ogni scena è in fondo memorabile. Funzionale la fotografia. Lento, ma è il suo giusto ritmo.
MEMORABILE: Il processo; il monologo dello psichiatra; il barbiere; la stanza nel sogno; il finale.

Pigro 3/07/13 08:56 - 10235 commenti

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Una Commedia Umana raggelata in brevi sketch tragicomici, disegnati in una fotografia pastello: una moltitudine di solitudini, che attraversano la vita e la morte, il lavoro e l’amore, con la placida rassegnazione di formiche destinate all’oblio, ma sostenute da sogni e incubi che si materializzano senza soluzione di continuità con la propria esistenza. Un film folgorante nella sua flemma kaurismakiana; devoto a musiche da teatrino di varietà; in curatissime scenografie anche nei finti esterni: quadri iperrealisti in attesa dell’apocalisse.

Kinodrop 1/07/14 13:39 - 3521 commenti

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Una serie di quadretti di vita che vengono dal niente e nel nulla svaniscono, perciò richiedono allo spettatore quei contenuti che non hanno e tanta tanta sopportazione. Alcuni rari sketch spiritosi ricordano (molto da lontano) i non-sense dei Monty Python ma privi della forza dirompente del loro humor. Attori che fanno dell'anonimato la loro bandiera e spesso si fatica a riconoscerli nelle varie situazioni. Non sempre la lentezza è saggezza e tantomeno l'inespressività è sinonimo di profondità. Musica da centro anziani.

Paulaster 8/07/15 16:33 - 5006 commenti

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Momenti di quotidianità in una comunità nordica: rappresentazione di vite semplici col sapore agrodolce di una disperazione in superficie. Da un inizio come un’operetta si passa alla commedia dell’assurdo per concludere come una resa emotiva. I momenti migliori sono quelli surreali nel loro essere naìf. Regìa statica che agisce di sbieco dando profondità all’ambiente e dove sembra che gli interpreti ne vengano inghiottiti. Anche i colori sbiaditi accentuano l’agra situazione di convivenza reciproca.

Daniela 23/09/15 09:13 - 13512 commenti

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In una anonima città-acquario, tableaux vivants di varia umanità: una donna si lamenta di non essere amata, la maestra è in lacrime perché il marito l'ha offesa, la ragazza innamorata infelice sogna, il suonatore di tuba disturba i vicini... Mini storie fotografate con tinte piatte pastellate, accompagnate da una musica minimalista o dalle note di una banda paesana, con personaggi keatoniani col volto imbiancato che spesso si rivolgono allo spettatore: con il suo stile inconfondibile, Roy Andersson riesce a restituire come pochi altri la comicità dell'assurdo.
MEMORABILE: L'esecuzione con i pop-corn; L'amplesso più dis-eroticizzante mai visto sullo schermo

Cotola 17/06/20 20:28 - 9667 commenti

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Potrà anche non piacere, ovviamente, ma Roy Anderson è uno di quei registi che, meritoriamente, ha uno stile chiaramente riconoscibile ed inconfondibile. Come nel celebrato e premiato piccione, anche qui siamo dinanzi ad una serie di quadretti viventi che si soffermano su un'umanità dolente e solitaria di cui si mettono in luce gli aspetti più tragici e bizzarri, riuscendo però a divertire grazie alla potente arma del grottesco. Chiaramente alcune scene sono più riuscite, altre meno. Ma il risultato è globalmente buono.

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