World of glory - Corto (1991)

World of glory
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/06/13 DAL BENEMERITO DEEPRED89
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Deepred89 15/06/13 04:54 - 3704 commenti

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Una serie di piani fissi frontali, lividi e suggestivi. Un quarto d'ora in cui l'apatia va di pari passo con il grigiore cosmico, il tutto su una base grottesca (ma minimalista) che rende il trip ancora più ipnotico e fascinoso. Ok, prima c'erano stati la videoarte e Twin Peaks, ma molte soluzioni del Lynch successivo sono già racchiuse qua dentro, così come le composizioni geometriche di Wes Anderson. Insomma, da riscoprire assolutamente.

Pigro 11/07/13 09:51 - 9635 commenti

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La spaventosa algida scena della gassificazione di persone nude ci introduce all’autoritratto, altrettanto algido e soprattutto spaventoso, dell’uomo medio, il borghese che come in un quadro rinascimentale assiste alla carneficina con lo sguardo allo spettatore, e che poi pone sé stesso al centro della scena nei teatrini atarassici e rassicuranti di una quotidianità mostruosa, senza poter però dimenticare quelle grida. Un corto da brividi per come dipinge lo squallore umano e sociale dei nostri tempi, poggiato lucidamente sulla sopraffazione.

Pinhead80 16/02/14 20:10 - 4719 commenti

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Basterebbe solo la prima scena del corto per consacrarlo come piccolo capolavoro. Che angoscia e che ansia ti assale sin da subito, senza mollarti mai. World of glory è al limite del sopportabile per come riduce la figura umana a carnefice di se stessa. La musica che accompagna le scene avvolge in un'apatia mortificante lo spettatore, isolandolo dal resto del mondo. Tremendo eppure necessario.

Mickes2 10/08/14 19:03 - 1670 commenti

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Inquietante e funerea messinscena di crudeltà, miserie e decadenze in un quarto d’ora di sulfurea e agghiacciante alienazione. La vita e l’apparente normalità del quotidiano di un piccolo, repellente omino che scorrono identiche e spaventosamente puntuali e prevedibili come un metronomo, riflettono tutto il soffocante grigiore di un animo e una contemporaneità squallida e disumanamente insensibile. Potente e terrificante, picchia come un maglio attraverso l’occhio virtuosamente impassibile e apatico del suo autore. Sublimemente atroce.

Viccrowley 13/08/14 09:47 - 814 commenti

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Algida, funerea, terrificante opera dall'incredibile forza visiva. A partire dall'incipit con il furgone carico di morte, Andersson inscena un'umanità ormai prossima alla morte politica, sociale ed emozionale. Quadri pressochè statici che come a teatro guardano direttamente lo spettatore inglobandolo in una rappresentazione della vita dove tutto, oggetti o esseri viventi sono quasi solo materia cristallizzata pronta alla disperazione. Non mancano spunti umoristici, ma la risata resta raggelante.

Didda23 10/03/15 14:52 - 2426 commenti

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Nonostante l'opera sia ideologicamente lontanissima dalla mia visione di cinema e di arte in generale, mi ha profondamente colpito per l'inquietudine che riesce a creare. Inquadrature fisse, un'atmosfera gelida e nichilista nella quale l'individuo è solo schiavo della monotonia della vita, un tema sonoro azzeccatissimo sono elementi che rendono il corto di Andersson molto interessante. L'incipit è spiazzante, ma è il finale a rendere chiari gli intenti che stanno alla base del progetto. Anticipa in qualche aspetto l'Haneke che verrà.

Paulaster 7/07/15 16:42 - 4389 commenti

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L’idea iniziale è un capolavoro di spietata crudezza, con quel rivolo di sottile ironia in cui l’attore di contorno guarda in macchina come a cercare una conferma. Stile asciutto e inquadratura fissa per dare attenzione al resto e si rimane attaccati al successivo disperato quadretto. C’è poco da ridere nei volti incipriati ma, anche nel finale, la cruda realtà supera la più fervida e disincantata immaginazione.

Daniela 16/07/15 13:48 - 12621 commenti

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Esordio agghiacciante, reso ancor più atroce dall'impassibilità delle persone presenti. Una di queste persone ci presenta la sua vita: la madre malata, il padre nella tomba, l'appartamento, la camera da letto, il posto di lavoro, il fratello, il figlio... E mentre lo fa, il disagio non cessa, perché sono le urla, lontane ma percepibili, che non vogliono, non possono cessare. Sarà casuale che l'unico momento sopportabile in questo inferno d'indifferenza è un atto di blafemia? Un sorso non basta, il sangue di Cristo dovrebbe diluviare per spazzare via i nostri peccati.

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