Karl il macellaio giunge a Roma. Questa volta si prende troppo sul serio e il film è una bufala: tanta noia e poco splatter per un titolo che fa del gore e dell'eccesso il suo stendardo. Recitazione ridicola, citazioni inutili che vogliono "nobilitare" la pellicola. Zequila pessimo. Ultima apparizione di Lilli Carati nell'unica scena decente del film. Da evitare fortemente...
Per qualche incomprensibile ragione Karl the Butcher, a dispetto delle aspettative, è vivo e vegeto e colleziona cadaveri a Roma, aizzato da un bizzarro professore alchimista (Radice) che gode della sofferenza altrui... Qualche simpatico cameo (Cozzi, Castellari) e l'apparizione della compianta Carati in un prologo che poco si amalgama col resto del film non bastano a riscattare la povertà di un'operazione che, tra squartamenti di rito, terribili scene softcore (il banchetto cannibalico) e sprazzi di metalogica giallistica (i due detective) naufraga ancora prima di essere inaugurata.
Sin dagli esordi la saga di Schnaas ha eletto il gore fine a se stesso quale forza trainante dell'azione; nelle mani di Pastore, invece, la violenza estrema fa capolino solo negli ultimi quindici minuti, ovvero gli unici degni di nota. Vi si antepongono, purtroppo, verbosissime indagini poliziesche e siparietti pseudo-erotici alquanto sciatti, mitigati da illustri camei per la gioia del fan medio (la Carati, Cozzi, Castellari, un diabolico Radice). Concepire un revival di Karl the Butcher con omicidi fuori campo denota una certa fantasia, ma sulla noia non si riesce a soprassedere.
MEMORABILE: Il prologo ripreso dal primo film; Apparizioni di mani demoniache; Il banchetto cannibalico; Estirpazione dei bulbi oculari; Evirazione con machete.
Infarcire la pellicola con delle suites dalle ost delle produzioni argentiane non costituisce in sé un omaggio, ma fornisce un cappotto al film. E' Roma, ammantata da una sorprendente fotografia, il teatro di cruenti omicidi ad opera di un killer dal volto coperto da una maschera metallica. E a sorprendere, ancor più della fotografia, è Zequila (doppiato in inglese è assolutamente da brividi), concentrato nel suo sadico ruolo. Fallisce nel montaggio slegato, nei dialoghi superflui, nella esasperata descrizione di alcuni personaggi e vive di vita riflessa, ma sa intrattenere.
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Lilli Carati nel 2011 sarebbe dovuta tornare su un set cinematografico, dopo ben 24 anni, come protagonista del film thriller di Luigi Pastore La fiaba di Dorian, ma le venne diagnosticato un tumore al cervello. Fu perciò costretta a rinunciare alla parte per sottoporsi a numerose operazioni chirurgiche, che parevano inizialmente aver sortito effetti positivi. La malattia, però, ebbe infine il sopravvento e Lilli Carati morì a Besano il 20 ottobre 2014, all'età di 58 anni. Il materiale girato da Lilli Carati per il film di Pastore venne riutilizzato da quest'ultimo per una sequenza del film Violent Shit: The Movie, del 2015. Fonte ItalianDoItBetter
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Tra gli extra: Making of the movie - di Luigi Pastore The history of Violent shit - Intevista con il produttore del film Tributo a Lilli Carati - l'ultima intervista Interviste ai membri del cast Trilers & Sideshow World of star (altre interviste) CD originale di Claudio Simonetti