Karl il macellaio giunge a Roma. Questa volta si prende troppo sul serio e il film è una bufala: tanta noia e poco splatter per un titolo che fa del gore e dell'eccesso il suo stendardo. Recitazione ridicola, citazioni inutili che vogliono "nobilitare" la pellicola. Zequila pessimo. Ultima apparizione di Lilli Carati nell'unica scena decente del film. Da evitare fortemente...
Per qualche incomprensibile ragione Karl the Butcher, a dispetto delle aspettative, è vivo e vegeto e colleziona cadaveri a Roma, aizzato da un bizzarro professore alchimista (Radice) che gode della sofferenza altrui... Qualche simpatico cameo (Cozzi, Castellari) e l'apparizione della compianta Carati in un prologo che poco si amalgama col resto del film non bastano a riscattare la povertà di un'operazione che, tra squartamenti di rito, terribili scene softcore (il banchetto cannibalico) e sprazzi di metalogica giallistica (i due detective) naufraga ancora prima di essere inaugurata.
Sin dagli esordi la saga di Schnaas ha eletto il gore fine a se stesso quale forza trainante dell'azione; nelle mani di Pastore, invece, la violenza estrema fa capolino solo negli ultimi quindici minuti, ovvero gli unici degni di nota. Vi si antepongono, purtroppo, verbosissime indagini poliziesche e siparietti pseudo-erotici alquanto sciatti, mitigati da illustri camei per la gioia del fan medio (la Carati, Cozzi, Castellari, un diabolico Radice). Concepire un revival di Karl the Butcher con omicidi fuori campo denota una certa fantasia, ma sulla noia non si riesce a soprassedere.
MEMORABILE: Il prologo ripreso dal primo film; Apparizioni di mani demoniache; Il banchetto cannibalico; Estirpazione dei bulbi oculari; Evirazione con machete.
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