Brutto film di Lattuada tratto da un romanzo di Piero Chiara. Girato in modo "grigio", risulta prevedibile, sciatto e un pò
frettoloso nell'andamento e nelle svolte narrative. Finale
funereo che non ha un vero perchè nell'economia del racconto.
La Duez non sembra perfettamente in parte e soprattutto non ha
la carica erotica necessaria al suo ruolo. L'ultimo lavoro per
il cinema del regista, non è certamente il più memorabile.
Se per l'afasica noia del pittore Dino il degno contrappunto era l'insondabile abisso dell'ambiguità di una Spaak meravigliosa, per il superficiale spleen del vitellone Guido bastano e avanzano quelle due dita di acqua torbida in cui sguazzano l'immusonita Duez e altri microrganismi del paesello lacustre (Lago d'Orta)! Film di imperdonabile vacuità e cattivo gusto, con un twist pre-finale melodrammatico incomprensibile; altrettanto incomprensibile l'utilizzo del flash back, dispositivo che qui non assolve alcuna funzione: rende solo più confusa, non meno fiacca, la narrazione. Pessimo.
MEMORABILE: Infanti, seduttore "rurale": era meglio Manuel Fantoni! Anthony Delon: ma gli occhi di papà, il talento di papà... se li è tenuti papà, a te niente?
Un merito lo vanta: può assurgere a simbolo del repentino collasso del cinema italiano, solidamente fiorente sino a pochi anni prima. Come se una meteora fosse caduta a estinguere attori, registi, sceneggiatori o a ridurli quali pallide copie di sé stessi. Anche qui abbiamo recitazioni forzate, un copione incolore, diffusa sciatteria (comica la caduta in moto); solo Moschin offre barbagli di mestiere. Erotismo tipicamente ottantiano, da Drive-in. Duez imbambolata; perfetto, invece, Delon nel riassumere il catastrofico trapasso generazionale.
Tristi amori in un paesello sul lago d'Orta: un tizio che passa il tempo a giocare a poker s'innamora di una ragazza dal passato oscuro... Nel suo film di addio al cinema, Lattuada torna a cimentarsi con un romanzo di Chiara con un risultato molto meno felice della precedente trasposizione. Il melodramma sentimentale sfiora il ridicolo involontario, la ost procede per conto proprio e la messa in scena risulta sbiadita come i personaggi, affidati ad attori inadeguati: se Delon recita con le sopracciglia, Duez mostra generosamente il bel fisico ma è qui più legnosa d'un ciocco. Brutto!
Gastone Moschin HA RECITATO ANCHE IN...
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Tarabas ebbe a dire: Ricordo male o la Duez era comunque un topino da esposizione? Guarda, incredibile: ieri, mentre guardavo il film, a proposito della Duez mi è corso alla mente l'aggettivo "topesca"... nel senso grigiastra, anonima, miserella... Intendiamoci: il suo problema principale è l'essere rigida, il muoversi male, ma anche come ragazza, cioè, non era brutta, aveva un corpo ben fatto, però aveva le sopracciglia cespugliose come due millepiedi, occhi piccoli e mento sfuggente.
Ma ribadisco: lei è il minore di tutti i problemi, in quel film, uno dei peggio riusciti tra tutti i connubi tra eros e thanatos, un connubio che può generare meraviglie, o mostri (a livello artistico, dico, a livello esistenziale è sempre un disastro, per carità!).
Qui, ha partorito, neppure un mostro, magari... UN SORCIO!!! :DDD
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (giovedì 11 febbraio 1988) di Una spina nel cuore: