Stratosferico western girato da Polonsky in un anno di grazia per il genere ad Hollywood (Il mucchio selvaggio docet), narra la vicenda di una caccia senza confini da parte di una posse comandata dallo sceriffo Cooper (Redford) ad un mezzosangue (bravissimo Blake) che per legittima difesa ha ucciso il padre della sua "sposa" Lola (Ross). Scenari da favola, azione che non stacca mai, interpretazioni sublimi tra cui svettano Redford e la sua nemesi Blake (nel ruolo forse più convincente di indiano che si sia mai visto al cinema) fanno di questo film un cult.
Di ritorno dall'esilio della lista nera, Polonsky trasmigra il suo vissuto in un western che è solo di facciata (peraltro con dei paesaggi stupendi), in cui ogni ruolo è tessera dell'ingranaggio che fa muovere la società de facto. Un apologo in punta di piedi dove non trovano posto né il mito né l'eroe, ricco di sfumature ma privo di un deciso cambio di passo in questa direzione. Piuttosto si ferma a metà strada (dopotutto stava girando un western), ma sotto questo punto di vista azione e ritmo latitano; resta la sensazione che manchi quel quid...
Chiaramente autobiografico, il film è diretto da Polonsky che si "nasconde" dietro il
paravento del genere western, per alludere al maccartismo. Lo fa confezionando un film
di profonda bellezza, di grande impatto emotivo e girato magnificamente. Le immagini
sono notevoli e vengono esaltate da scenari mozzafiato. Grande cast, notevole colonna
sonora, ritmo alto e impegno civile. Cosa pretendere di più? Certamente non la solita
pellicola di genere. Immancabile.
Ottimo western che ha la caratteristica di fare più di un riferimento all'ondata maccartista di cui il suo regista fu vittima. Polonsky mostra uno sguardo decisamente lucido sulla frontiera americana privata di tutta la retorica del cinema precedente e con un occhio puntato alle sue vittime principali (gli indiani). Il film si segnala inoltre per la splendida fotografia e l'ottima prova degli interpreti.
Western di ambientazione atipica dal punto di vista temporale; non siamo, infatti, nel classico ‘800, bensì nei primi del ’900: si vedono auto e telefoni e qualche indiano gira vestito come un cowboy. I problemi dei pellirossa sono sempre gli stessi, però e la regia sottolinea chiaramente le condizioni in cui si trovavano. Redford è in un ruolo scomodo, uno svogliato sceriffo con un padre ex cacciatore di scalpi. La trama è semplice, i paesaggi belli, il ritmo a tratti latita ma il risultato è comunque apprezzabile.
MEMORABILE: Siamo andati con tuo padre a caccia di Comanche, tornammo con 6 scalpi. Bei tempi quelli!
La figura di Willie Kid è emblematica e altamente rappresentativa e come mezzosangue non è vittima dei bianchi ma degli stessi nativi; forse però è il giovane sceriffo Cooper la figura più incisiva in questo bel film di Polonsky. Con l'esperienza che forse gli è venuta dal padre, ex cacciatore di indiani e con lo sguardo disincantato con cui osserva il mondo che lo circonda, si pone come un intruso tra due ingranaggi con il rischio di incepparli e farsi schiacciare, ma sa muoversi tra un dente e l'altro senza farsi "prendere".
MEMORABILE: Il rapporto tra la dottoressa Elizabeth e Cooper.
Smorto e lento, accelera nell'ultimo quarto d'ora, quando l'obiettivo, abbandonati i personaggi secondari e alcuni loro patetici risvolti - in particolare quelli riguardanti sceriffo e antropologa -, si stringe su Redford e Blake, cacciatore e preda tra i paesaggi rocciosi e le efficaci musiche di Dave Grusin. Lo spirito e il pathos dei vecchi classici mancano del tutto e, a conti fatti, l'unico merito della pellicola di Polonsky è quello di costituire uno dei primi esempi di western revisionista.
MEMORABILE: Il suggestivo paesaggio di Twentynine Palms.
Western non completamente riuscito, con un Redford che non va al di là della discreta prova d'attore, poco aiutato da una sceneggiatura non particolarmente originale, che sembra cercare di tenere i piedi in più scarpe (alla fine hanno tutti torto e ragione, per motivi e reazioni varie). L'uomo bianco viene criticato per i suoi modi spicci, quando si parla di pellerossa, giungendo subito a facili conclusioni. Mentre il protagonista in fuga è schiavo delle sue usanze (la fine di lei) e privo della minima fiducia nella giustizia. Comunque, nel complesso, non male dopotutto.
MEMORABILE: "E' andato bene il tuo servizio di scorta al Presidente?". E Redford "Seccante"; L'indiano sulla cella "Un posto non più grande di una tana di volpe"
Da un regista-sceneggiatore a lungo bloccato dal maccartismo un bel western crepuscolare basato su una caccia all’uomo negli splendidi paesaggi naturali del deserto californiano. Il genocidio degli indiani è trattato in un modo metaforico in questo piccolo classico della “New Hollywood” che ai massacri di Soldato blu e Il piccolo grande uomo preferisce un lento inseguimento a due dal valore fortemente simbolico in cui è chiaro l’attacco a un sistema politico e culturale che ghettizza il diverso. Ottime le musiche di Grusin e la fotografia di Hall.
MEMORABILE: L’uccisione del padre di Lola; Il confronto tra Cooper e Elizabeth amanti che non si stimano; Lo scontro finale tra Willie Kid e Cooper.
Vetero crepuscolare nel mood, spigoloso e allusivo nello script, tremendamente antieroico/antiretorico nella sostanza filmica, il western di Polonsky è un j'accuse implacabile contro il potere, la cui parossistica maturità rende talora poco digeribile la sua fruizione cinematografica. In effetti la irredimibile vocazione "adulta" del film rischia la pedanteria estetica, pur se è difficile dimenticare le "eccezionali" contraddizioni e la simmetrica impotenza dello sceriffo di Redford e dell'indiano di Blake. Scentrato invece il personaggio della Ross.
MEMORABILE: Susan Clark che si spoglia fremente e Redford che la lascia con un palmo di naso.
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MusicheColumbo • 24/06/11 08:18 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Assolutamente originali per un western le musiche di Dave Grusin.
CuriositàColumbo • 24/06/11 08:22 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Dal romanzo "Willie Boy" di Larry Lawton.
HomevideoRocchiola • 18/09/19 12:25 Call center Davinotti - 1320 interventi
Di fresca uscita il DVD della A&R riporta sul mercato home-video questo bel western in versione rimasterizzata in HD. Il master utilizzato è probabilmente quello dell'edizione in bluray curata dalla tedesca WVG (ma esiste anche una recente edzione in BD americana della Kino), ed offre un video pulito e nitido sicuramente superiore alla precedente edizione della Flamingo. L'audio mono 2.0 è estremamente potente e pulito.