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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ciò che prima di ogni cosa colpisce, nel film, è la sceneggiatura ottimamente congegnata, un meccanismo di precisione ricco di passaggi interessanti, ricavato da un soggetto che prevede notevoli colpi di scena non necessariamente sleali nei confronti di chi guarda. Poi certo, che TRANSFERT sia un film girato in economia, con pochi mezzi, un cast che in più di un caso non offre prestazioni esaltanti e una regia molto acerba, è cosa facilmente riscontrabile. Eppure – e a dispetto di ritmi che spesso s'incantano rallentando esageratamente la narrazione – la storia avvince, così come intrigano i personaggi. In primis quello del protagonista, naturalmente...Leggi tutto (Mica), giovane psicoterapeuta alle prese con pazienti singolari, com'è giusto che sia. Tra questi, oltre a una madre che pretende di far psicanalizzare il proprio bimbo rimanendo presente in studio, a una coppia che parla dei problemi del loro figlio mai sorridente o di un uomo che mostra molte riserve nei confronti di un medico tanto giovane, vi sono anche due sorelle, Letizia (Roccuzzo) e Chiara (Saccà). Non si capisce chi delle due sia la paziente, perché ognuna dice di essere lì per far curare l'altra.

Un caso curioso, che lo psicologo (Pizzuto) a cui il protagonista si rivolge a sua volta precisa di trattare con molta attenzione; anzi, meglio, di abbandonare! Ma non sarà così, e il comportamento delle due sorelle ad ogni seduta diventerà più anomalo, fino a quando un nuovo paziente (Russo) si presenterà in studio per parlare di sé ma anche per piazzare una cimice sotto la scrivania del medico. Perché? La risposta è ciò che fornisce al film l'occasione per la svolta principale, dopo la quale molto cambierà nella vita dello psicoterapeuta, e in negativo.

Da un approccio meditativo si passerà a quello drammatico, con un'accelerazione degli imprevisti ma, quel che più conta, un rigore non comune nella scrittura, molto attenta a muoversi nell'ambito della psichiatria con competenza, sforando inevitabilmente in un finale che, per sorprendere, non può che lambire l'improbabile ma mantenendo costantemente alto il livello dei dialoghi, l'intreccio notevole senza mancare di fornire spiegazioni almeno sulla carta attendibili. Ed è sempre grazie alla sceneggiatura se la maggioranza dei personaggi riesce a colpire nel segno con caratterizzazioni azzeccate, se non altro per quanto riguarda i principali; si veda in particolare l'aderenza al ruolo delle due “sorelle”, capaci entrambe di rendere verosimile il loro dramma. La limitatezza di mezzi si sconta altrove, ad esempio nell'unicità di luogo che una regia non certo virtuosistica fatica a non far percepire (si ricordano gli interminabili primi piani sulla sfera che gira come una trottola). La conclusione ad ogni modo è coerente e non lascia l'amaro in bocca. Non è poco. L'ambientazione è catanese, ma se si escludono un paio di panoramiche con l'Etna sullo sfondo la città resta perlopiù invisibile. Tutte le fasi più tese si svolgono in interni, chiuse tra le mura di studi e stanze...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 21/04/22 DAL BENEMERITO ANTHONYVM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 14/08/22
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Anthonyvm 21/04/22 03:50 - 5615 commenti

I gusti di Anthonyvm

Notevole thriller psicanalitico che, pur accusando alcuni limiti formali da produzione indie, dimostra quanto uno script valido possa far fronte a qualsiasi magrezza di risorse: fra intriganti giochi a incastri e plot twist non sempre prevedibili, si arriva all'inevitabile finale spiazzante, forse un po' "comodo", ma adeguato e risolutivo. Degne di lode le prove degli interpreti, credibili e volenterosi, ma soprattutto la regia dell'esordiente Russo, che riesce a dotare di ritmo e tensione una vicenda essenzialmente statica e teatralmente basata sulla forza dei dialoghi. Consigliato.
MEMORABILE: La mamma disturbata con bimbo; Le verosimili sedute di psicoterapia; Dubbi sulla veridicità dei racconti dei pazienti; "Scontro" mentale definitivo.

Alex-1971 1/07/23 18:52 - 29 commenti

I gusti di Alex-1971

Quando ti “butti” su una disciplina in tenera età, non per vocazione ma per “curare la mamma”, le probabilità che qualcosa vada storto ci sono. Oppure la chiave di lettura è quella proposta dall’alter ego “sano”. Sta di fatto che si tratta di un buon film, in cui tutto torna nella sceneggiatura e nella regia (anche una banale, breve inquadratura su un telefonino “datato” ha il suo perché). Ottima la prova attoriale generale, credibili le sedute di psicoterapia. Finale amaro.
MEMORABILE: Le domande dello psicologo che mirano a far condurre al paziente un "esame di realtà".

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