Thriller (che poi tanto thriller non e) atipico e poco convenzionale, singolare e straniante
Inizia in stile
Cruising (alcuni poliziotti sfruttano le prostitute, e le ricattano sessualmente-un pò come faceva Joe Spinell coi "travelli" nel capolavoro di Friedkin-), per poi virare in atmosfere boschive alla
Prigioniera di un Incubo (la Young fatta preda e rinchiusa nello chalet di montagna da Bergin, un pò come Tara Reid nel sottovalutato thriller di Reed) e chiude con un finale al cardiopalma, tra flash di macchine fotografiche e dolorosi flashback d'infanzia
L'ex "arrabbiata" Lizzie Borden scruta nei meandri oscuri della solitudine e delle "perversioni" femminili, gettando uno sguardo tagliente sul vuoto pneumatico della vita sessuale delle donne, facile preda di "assalti" maschili
Patrick Bergin (piuttosto luciferino), fotografa in pose oscene le sue vittime (che sembrano consenzienti) per poi approfittare di loro (magari rubandole e rivendendone l'automobile), nonchè umiliandole sessualmente (da antologia-e piuttosto disturbante-quando fà imitare il cavallo al galoppo che nitrisce a una granny a seno nudo, facendola correre nitrendo per l'appartamento), che usa la macchina fotografica come "fallo" o come arma (la sequenza geniale della doccia), circuendo donne sole o poco attraenti (di culto l'interrogatorio alle sue "vittime", che non voglio denunciarlo, perchè ,anche solo per un attimo, le ha fatte sentire bellissime e desiderate)
Non so perchè mi balenava in testa il serial killer di donne sole di
Demoniaca (con intenti ben più differenti, ma piuttosto similari tra Burke e Bergin)
La Borden tira zampate femminee, che sia la Young quasi frigida e risoluta, chiusa in uno stanzino, che si piscia sotto dalla paura (con tanto di fuoriuscita pissing), che torni bambina, spiando suo padre che lascivamente se la faceva con le prostitute e la chiudeva nello sgabuzzino, di filastrocche per scacciare la paura, di truccarsi da puttana allo specchio per rivedersi come una delle prostitute frequentate dal padre che si portava a casa
Poliziotte risolute, vittime di raggiri, autodifesa, attrazione repulsione per un uomo che in fondo non commette nessun reato (Bergin fotografa oscenamente le donne e le istiga sessualmente, ma non va oltre, al massimo può macchiarsi di furto con destrezza), ossessione per qualcosa che sfugge e resta enigmatico.
La Young statuaria, con nudi integrali e il pelo nero nero bene in vista, non regala molta sensualità (ma il discorso sulle scarpe delle donne e la loro personalità, fatto da Bergin alla Young, ha un chè di feticistico e eccitante) e Bergin e "serial killer" d'amore negato, di scatti rubati, di oscene pantomime da filmaccio porno
La Borden sorprende e non stà dalla parte "di lei" come molte registe femministe. E cinica, disillusa, a volte spietata, e regala movimenti di macchina infino depalmiani (la Young, che si fà sfuggire Bergin, ripresa a 360 gradi in un vorticoso gioco della MDP)
Davvero anomalo e a volte sorprendente, ingiustamente massacrato dai più e sicuramente da rivalutare.