Tipico esordio nel quale il regista brucia tutto in partenza: l'idea, in sé geniale, di elevare a sistema il linguaggio dei segni, rende impossibile stabilire la cifra autoriale di un'opera in cui le soluzioni narrative e stilistiche sono conseguenti. Lo spettatore viaggia con un ritardo programmatico sulla comprensione degli eventi, con effetti di ritorno deflagranti: ma la violenza trae la sua forza non tanto da una narrazione efficace quanto da una retorica di relatà. La tecnica, coreografata in lunghi piano sequenza, è fuori discussione, ma Slaboshpitsky è rimandato all'opera seconda.
Caino, Darwin, Edison, la sacra triade. Il Male è sordo, il male è muto. Il Male è un animale retorico, un carnale macchinario segnico. Il Male è rituale, gerarchico, selettivo. Volto al cinema ancora orfano di banda sonora, Slaboshpytskkiy torna a fare del visibile una potenza muta, ma anziché omaggiarne anche la sfingea enigmaticità che renderebbe attivo il fruitore, la converte in un’apoditticità che cava l’aria, ove tutto è impositiva risposta e al destinatario non è dato alcun modo, malgrado la forma espressiva usata, di (re)interpretare nulla. Sta qui la vera sopraffazione del film.
Allungando l’intuizione di Deafness, e cioè un film “parlato” solo nel linguaggio dei segni, il risultato s’annacqua e sconfina col virtuosismo coreografico. Lo stile dell’autore, ormai ben consolidato (piani sequenza, sguardo impassibile, atmosfera gelida), si confronta col tentativo di una storia complessa imperniata sulla violenza adolescenziale nello spazio autoreferenziale di un collegio-mondo: la banda di teppisti, le prostitute che sognano l’Italia, il ragazzo innamorato di una di loro. Ma il compiacimento della crudezza è eccessivo.
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Quest'anno il vontrierione natalizio me lo sono risparmiato con sommo compiacimento, e penso continuerò a mantenere il mio peso forma :) quindi non so dirti: ma ne ho letto una descrizione su Nocturno... credo che Von Trier non tema rivali quanto a recrudescenza gratuita, ma quello di The Tribe trae la sua forza dall'essere girato con un lungo piano sequenza a camera fissa in cui il regista non batte ciglio per una decina di minuti almeno... Poi, nel dettaglio, non è che si veda granché...
Rebis ebbe a dire: ...quello di The Tribe trae la sua forza dall'essere girato con un lungo piano sequenza a camera fissa in cui il regista non batte ciglio per una decina di minuti almeno... Poi, nel dettaglio, non è che si veda granché...
In Von Trier accade più o meno il contrario: si vede tantissimo ma gli stacchi smorzano un po' il pathos. Scena tostissima comunque. The Tribe a Bologna gira in qualche sala?
Rebis ebbe a dire: Quest'anno il vontrierione natalizio me lo sono risparmiato con sommo compiacimento, e penso continuerò a mantenere il mio peso forma :)
facendo a mio avviso male perché nella sua megalomania e cattiveria (nemmen così gratuita ti dirò) è uno dei suoi affondi migliori, che non teme di buttare nel pentolone ogni possibile ingrediente. sembra davvero un greenaway mascherato da kubrick cui ha dato di volta il cervello. poi bisogna vedere se, come me, dividi la lavagnetta tra quando/dove lars sì e quando/dove lars no o se ti fa recere in blocco... in tal caso alzo le zampe...
Schramm ebbe a dire: Rebis ebbe a dire: Quest'anno il vontrierione natalizio me lo sono risparmiato con sommo compiacimento, e penso continuerò a mantenere il mio peso forma :)
facendo a mio avviso male perché nella sua megalomania e cattiveria (nemmen così gratuita ti dirò) è uno dei suoi affondi migliori...
Passo, Schrammy, questa solfa l'ho sentita già quelle quattro volte di troppo, e ogni volta che son tornato sui miei passi me ne son pentito amaramente. Sono contro l'accanimento: inutile insistere Von von num me piace punto ebbasta :)
Deepred89 ebbe a dire: Rebis ebbe a dire: ...quello di The Tribe trae la sua forza dall'essere girato con un lungo piano sequenza a camera fissa in cui il regista non batte ciglio per una decina di minuti almeno... Poi, nel dettaglio, non è che si veda granché...
In Von Trier accade più o meno il contrario: si vede tantissimo ma gli stacchi smorzano un po' il pathos. Scena tostissima comunque. The Tribe a Bologna gira in qualche sala?
Sì, Deep, dovrebbe essere ancora al Galliera, cinema parocchiale accanto al Sacro Cuore(!!!!!)
eccone un altro che ha aperto un rischioso mutuo con haneke. per me, fatta salva la nobiltà tecnica (inopinabile e ragguardavele, ma ci basta davvero?) e dell'omaggio al muto (ma al muto di per sé prima ancora che allo stile, perché l'immagine muta dovrebbe avere una sua potenza interrogativa, e non essere apodittica), è decisamente enne o grande così. si prende un teorema, lo si sgrassa di ogni possibile ambiguità, si leva allo spettatore il gusto dell'enigma, e gli si impone una griglia schematica a cui, come se fosse davanti a un telegiornale, non può aggiungere nulla, non può ribattere, non può farsi domande. la vera violenza del film, come chioso anche nel commento, sta tutta qui. temo che col prossimo farà anche di peggio.
Sono sostanzialmente d'accordo, e aggiungo che nel complesso non siamo molto distanti da una strategia alla Von Trier, dove le domande che lo spettatore è spinto a farsi sono esattamente quelle previste dal regista.
non saprei perché qui nemmeno ci sono domande da porsi, è già tutto apoditticamente dato, e siamo comunque distanti dalle febbri (e dalla cattiveria) dei due estrosi nympho (la cui scena d'aborto è per inciso di gran lunga più terribile e grafica). a me sembra più adiacente alla freddezza morale a tesi hanekiana, ma in peggiorativo.
bipalla obiettivo solo in virtù della raffinatissima techné, ma intimamente gli ho dato uno secco.
No qui le domande non sono previste: mi riferivo a quelle sollevate dal cinema di Von Trier. Silenzio indotto e dibattito indotto per me si equivalgono, alla fine della fiera :)