Nuclear waste - Film (2012)

La cifra di tutto il cinema di Slaboshpitsky sembra essere il più vertiginoso silenzio. L’inferno è muto, dacché la miseria dell’umana parola non può contenerlo né esprimerlo, come del resto silenti sono i cimiteri e le discariche e lo stesso universo trasformato in ambedue. In 23' il regista confina il burocratico ecocidio in un freddo stile documentaristico marmoreo e rarefatto a un tempo, con non proprio leggerissimi risultati pari a quelli ottenibili se ad Haneke dovessero commissionare un episodio di National Geographic.

La poco interessante routine di un operaio in uno stabilimento di smaltimento rifiuti nucleari: il carico, la doccia e un incontro che dovrebbe essere una scintilla vitale e invece è l’ennesima tappa di una grigia routine. Riecheggiano i mondi austriaci vuoti e desolati di Haneke, ma qui il regista ucraino osserva con sguardo documentario e lucidità scientifica, non morale. La sua ricerca dell’umanità in una discarica atomica si conclude con la verifica di un’umanità robottizzata: ingranaggi di un sistema accettato acriticamente. Gelido.