The train stop - Corto (2000)

In una stazione ci sono delle persone - di varie età - che dormono. Cosa ci fanno lì? Cosa aspettano? Perché non vengono svegliate nemmeno dai fischi e dai rumori dei treni che arrivano e ripartono? Sebbene sembri, e in fondo sia, un'opera ucronica, non è azzardato ipotizzare che il regista voglia riferirsi allo stato della popolazione che è ormai immersa in un profondo sonno. Della ragione? Tecnicamente semplice, ma realizzato in modo ineccepibile con immagini ripetitive ma che hanno il loro impatto estetico-visivo. Tirato un po' per lunghe, ma per rafforzare il messaggio di fondo.

Nella sala d’attesa di una stazione, un’umanità dormiente. Quasi mezz’ora di volti persi nel sonno, tra parchi rumori (qualcuno russa, una mosca vola, un treno passa...), in una sospensione dilatata, quasi eterna, metastorica, a cui la fotografia in un bianco e nero ovattato e trasognato dà un sapore onirico e arcaico. Chi sono? Dove vanno? E perché dormono? Nessuna risposta, e forse si tratta semplicemente di una condizione assoluta, che per lo spettatore diventa prima divertita, poi ipnotica, contagiosamente soporifera, comunque misteriosa e fascinosa.