A gentle creature - Film (2017)

Un pacco inspiegabilmente rispedito al mittente, la caparbietà di una giovane donna russa, un villaggio-panopticon abbrutito e affollato di mostri, l'orrorifica quotidianità kafkiana di un paese che si arrabatta tra scartoffie, inganni e sotterfugi senza mai giungere a un reale punto di arrivo. Loznica è regista di forma e sostanza e questa narrazione, lunga senza mai essere sfilacciata, colpisce per verosimiglianza (l'attivista dei diritti umani...) e crudeltà (il prefinale, violento e grottesco), anche nel degradato registro linguistico.

Moglie russa va a cercare il marito detenuto che sembra scomparso. Con una sceneggiatura che sa dilatare bene i tempi di un'odissea kafkiana, rappresenta la situazione odierna sovietica. Vecchie nostalgie e silenzi dell'autorità contro il vero cambiamento popolare: un bestiario di ogni tipo pronto a tutto per il denaro. Peccato per il risvolto grottesco che azzarda autorialità e invece bastava rimanere nel modus sporco e ruvido per imprimere più la memoria. Ottima fotografia a restituire lo sfacelo quotidiano.

Le disavventure di una giovane sposa che vuole raggiungere il marito carcerato in Siberia per portargli personalmente un pacco a lei rispedito senza spiegazioni. Un racconto che forse inconsciamente rimanda all'origine letteraria del testo e, pur parlando dell'attualità, ha un sapore ottocentesco che oscilla tra un realismo esasperato e rifugio in un simbolismo onirico non troppo felice. Ritratto di una Russia immobile nella disuguaglianza, nella cieca burocrazia e nella sete di guadagno non importa come. Risente di un'eccessiva durata e di tante lentezze inutili per il messaggio.