Stopmotion - Film (2023)

La discesa nella follia autodistruttiva di un'artista di stopmotion è descritta tramite una spirale di visioni sempre più lisergiche e angoscianti; il regista cerca di confondere la linea tra realtà e finzione in cui si ritrova la protagonista, con animazioni di ributtanti figurine di carne reminescenti di Mad god e momenti vicini al body-horror, specialmente nel cruento atto finale. Va detto che il film non è sempre semplice da seguire e molto di quel che si vede va probabilmente interpretato come l'immaginazione della disturbata protagonista, tuttavia ha un suo fascino sinistro.

Per le cinemaestranze è un momentaccio: l’immagine riprodotta pare sovrascrivere il suo orefice: ieri la rumorista della cavallina storna, oggi la svankmajeressa (ma più quaysimodal-tippetosa) tarpata nella pars construens da antropofagia genitoriale, lacaniana imago bambina (un’impressionantemente brava Springall) e altrui parassitismo cognitivo e fracasso psichico e autonomia dell’opera s’affacciano sulla soglia chiedendo "Possum?“. Fisiologia e materico mostrano il distintivo, contrastate dall’azoto liquido del cerebro. Nulla che impedisca di farsi corteggiare e scortecciare.

Film interessante, alla lunga dispersivo ma che acquista una sua ragion d'essere. Motore della storia una ragazza dall'indole poco chiara che porta avanti un bislacco progetto di pupazzetti spalmato tra plastici casalinghi e preoccupanti scenari onirici. Arrivati a metà, l'atmosfera cupa e il ritmo sempre più lento rischiano di risultare melensi, ma nella seconda parte questo viene compensato da derive horror e di autodistruzione psicofisica. Morgan tende a compiacersi ma lo stile c'è.