Buon carcerario diretto da Don Siegel 25 anni prima del ben più noto Fuga da Alcatraz. Personaggi fortemente stereotipati (il duro, il saggio, il carismatico leader del gruppo di rivoltosi) per una vicenda che, dopo un'introduzione semi-giornalistica come si usava all'epoca, procede spedita fino ad un finale meno scontato di quanto credessi.
Siegel è Siegel e non si discute, ma qui il regista si ritrova una sceneggiatura oggettivamente pessima, piena di banalità, stereotipi, retorica: fatta a fin di bene (la denuncia delle pessime condizioni dei carcerati), ma insostenibile per gli improbabili eventi descritti e per i dialoghi "giornalistici". La buona direzione del film e almeno una bella scena (gli ostaggi legati al muro con i detenuti che arretrano) non bastano a sollevare il lavoro, che rimane da ricordare solo come documento di un'epoca. Evitabile.
Nonostante la sceneggiatura sia molto banale e ricca di fastidiosa retorica, da un regista del calibro di Don Siegel era lecito aspettarsi di più; il film, infatti, non riesce mai a coinvolgere pienamente a causa di poche trovate a livello registico che avrebbero quantomeno potuto valorizzare una trama eccessivamente convenzionale.
Fra le mura della prigione, prima che nella fuga, Siegel ci è cimentato con la rivolta, ma non gli è riuscita altrettanto bene: non che manchino le sequenze vigorose oppure il cast non conti sulle facce giuste, fra attori che fanno finta credibilmente di essere detenuti e detenuti veri che si prestano a far da comparse, ma la sceneggiatura è fortemente penalizzata dai toni declaratori della denuncia della situazione carceraria: pur lodevole, l'intento didascalico rende troppo schematici i caratteri e artificiosi i dialoghi, con il risultato di sminuire l'impatto drammatico del film.
MEMORABILE: In attesa dell'esplosione, le guardie legate alla parete
Ben accolto all’epoca e citato spesso come un classico del genere carcerario, è un film a basso costo piuttosto didascalico e dal taglio documentaristico sulle condizioni di vita nelle carceri americane. Oggi appare decisamente datato, lento nel ritmo e con una morale piuttosto scontata. La breve durata inoltre non permette un adeguato approfondimento dei personaggi. Il finale ci dice che a pagare sono sempre i più deboli, ma la figura del direttore progressista è decisamente retorica. Nel genere Siegel ha fatto molto meglio con Fuga da Alcatraz.
MEMORABILE: Le guardie appese al muro della prigione che sta per essere fatto esplodere.
Siegel entra in una prigione americana per descriverci la rivolta (ispirata a fatti reali) dei detenuti contro le inumane condizioni di vita all'interno della stessa. Pur con evidenti limiti di sceneggiatura e alcune scene non molto credibili (troppo facile riuscire a rendere inermi le guardie), bisogna dare atto al regista di usare le facce giuste per i vari ruoli. Il ritmo della pellicola è discreto e tiene alta l'attenzione dello spettatore, né si può sorvolare sull'aspetto civile della denuncia. In sostanza un buon prodotto anni '50.
Ispirato a fatti realmente accaduti, uno dei primi film a denunciare le iniquità del sistema carcerario. Le intenzioni sono lodevoli, ed è difficile imputare qualcosa agli interpreti (che hanno i volti giusti) e tantomeno alla regia di Siegel, che imprime un taglio documentaristico ma senza rinunciare a momenti di suspense. Però la sceneggiatura non spicca mai veramente il volo, annacquata da un eccessivo didascalismo e da personaggi fin troppo stereotipati. Insomma un'occasione parzialmente sprecata, sebbene anche il finale risulti meno scontato di quanto ci si potesse attendere.
Questo film fu definito da Quentin Tarantino, in una recensione datata 2019, "il miglior film carcerario mai fatto", "difficile da battere" e capace di svelare l'immenso talento di Siegel nella scelta del cast, quando ovviamente gli era concesso di scegliersi di persona gli attori. Il risultato è un film documentaristico di denuncia molto importante per quei tempi, girato nel carcere di Folsom; uno degli attori protagonisti, Leo Gordon, si era fatto cinque anni a San Quintino per rapina a mano armata.
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HomevideoRocchiola • 16/01/19 10:04 Call center Davinotti - 1333 interventi
Il DVD A&R è rimasterizzato in HD e presenta l'immagine nel corretto formato 1.37 adattato per televisori panoramici (cioè visibile senza aggiustamenti di formato direttamente in 16:9 con le bande nere laterali). Il video è pulito è presenta un bianco-nero equilibrato e ben contrastato. L'audio mono originale è invece scarso, poco potente e perennemente disturbato da fruscii di sottofondo. Come al solito ci si chiede dove abbiano pescato il master in HD. Probabilmente dall'edizione tedesca in bluray della Alive, ma esiste anche un'edizione americana Criterion recensita in modo entusiastico.