Quattro farfalle per un assassino - Film (1972)

Brenda (Rita Tushingham) è scrittrice di romanzi per ragazzi. La timida autrice, soffocata dalla madre, decide di trasferirsi in altra città, dove inizia a lavorare all'interno di una boutique. Conosce Peter (Shane Bryant), un ragazzo che l'attrae, ma che nasconde un segreto inimmaginabile... Lento thriller americano, che la distribuzione italiana ha voluto accodare alla serie di gialli nostrani per via di un titolo posticcio e fuori luogo. E' comunque ben recitato e qualche colpo di scena (sul finale) fa la sua bella comparsa.

Insolito, curioso thriller psicologico con venature horror. Una timida provinciale ossessionata dal desiderio di avere un figlio incontra un ragazzo che vive nel mito di Peter Pan (infatti ha un cane di nome Tinker e ribattezza la fidanzata Wendy). Insomma, sono entrambi pazzerelli, ma uno dei due lo è molto, ma molto più dell'altro... La Tushingham e Bryant bravissimi. Non un capolavoro, ma sicuramente originale.

Parte per rifarsi una nuova vita, lontando da una provincia che evidentemente le sta stretta e incontra un ragazzo di cui si invaghisce; fin qui nulla di nuovo, se non fosse che il ragazzo in questione con cui ha una storia e di cui è in dolce attesa, è un disturbato con sembianze di persona normale. Molto apprezzabili gli interni e il gioco tra i due protagonisti, che eleva qualitativamente la pellicola grazie alle interpretazioni. La regia è discreta e il colpo di scena finale notevole. Sadico.

Cosa potrà mai partorire l'incontro tra due menti disturbate? Il limite del film è tutto qui, nell'assunto. Il che è doppiamente grave poiché siamo in presenza di quello che vorrebbe essere un thriller psicologico. Certo, i personaggi sono ben delineati, ma la loro psicologia è fin troppo chiara sin dall'inizio e ciò non gioca a favore della tensione narrativa che è comunque gestita in modo più che dignitoso. Che qualcosa accadrà e qualcuno sbroccherà è però troppo facile da intuire e capire. Ottime le ambientazioni ed i protagonisti. Riuscito a metà.

Piacevole pellicola Hammer dalle belle ambientazioni in pieno stile british anni 70. Sceneggiato discretamente e con un colpo finale non comune nei thriller del periodo. I due folli protagonisti interpretano i rispettivi ruoli decisamente bene e l’uso dei flashback che, spesso tende a disturbare la narrativa se mal dosato, in questo caso è apprezzabile in quanto conferisce più tensione al film. Nel complesso consigliabile.

Una scrittrice di racconti per bambini si trasferisce dalla provincia a Londra per avere più opportunità e autonomia; ma le cose non saranno facili e incorrerà in delusioni e amarezze fino all'incontro con un ambiguo giovanotto che si rivelerà uno psicopatico killer. Buona l'ambientazione colorata e sonora della "Swinging London" e il montaggio dinamico e vivace, mentre la storia è talmente prevedibile, date le psicologie dei due protagonisti, da rendere tutto privo di appeal con non poche divagazioni inutili lasciate senza conseguenze. Non male la OST originale e le musiche d'epoca.

Un oggetto senza dubbio curioso, questo lavoro della Hammer, che si discosta abbastanza dalla media dei lavori della gloriosa casa inglese nella sua personale rivisitazione della figura di Peter Pan. Nei primi 25 minuti sembra di essere in un frullatore e, onestamente, ci si capisce poco. Poi il film rientra su binari più canonici: si riconosce la consueta cura per i particolari degli inglesi, seppur con il loro ritmo lento. Buoni i protagonisti (fisicamente in Shane Briant si rivede l'Alex Delarge kubrickiano). Traduzione italiana in chiave argentiana del titolo orrenda.