Il declino di un grande regista, che in passato ha inciso con capolavori come
La febbre del sabato sera,
Dracula,
Di chi è la mia vita? , e che a fine carriera si dà alla pazza gioia degli anonimi straight to video come un Douglas Jackson qualsiasi.
Ma Badham è Badham (nel bene e nel male) e anche in un filmetto televisivo come questo, riesce a imprimire la sua professionalità e la sua tecnica, elevando il prodottino da discount dalla media mediocre del genere.
Una buona direzione degli attori, dialoghi ben scritti e soprattutto la maestria con qui sà muovere la MDP (vedere il finale, dove si aprono le porte del carcere, con inquadrature prettamente "cinematografiche" che i registi televisivi si sognano) dove si denota sin da subito (l'incipit con la Elfman in doccia) che c'è sotto un narratore col pedigree.
La storiella pare sempre quella (la psicotica di turno che ha una relazione focosa con il medico sposato, ma una volta mollata da quest'ultimo, comincia a stalkerizzare l'uomo e la sua famiglia), nella classica e derivativa formula alla
Attrazione fatale (anche se il film di Badham prende le mosse da un fatto di cronaca accaduto a New York nel 2000).
Tutta la parte iniziale della relazione tra i due tra alcove d'amore e passionali incontri clandestini è ben resa da Badham, dove, però, nel racconto a flashback della Elfman allla sua avvocatessa qualcosa non torna.
E infatti il medico nega fermamente che tra lui e la donna ci sia stata una relazione, e che lei si sia inventata tutta la manfrina d'amore e che sia tutto frutto della sua mente deviata, di una personalità disturbata che soffre di erotomania (un infatuazione verso il proprio oggetto del desiderio, per la serie "ho una tresca col medico sposato ma lui non lo sa", che poi rasenta la schizofrenia), cominciando a tampinarlo con telefonate e lettere, appostamenti e arrivando, minacciosamente, a seguire la moglie e i figli.
Chi dice la verità? C'è stata davvero una storia tra i due o è tutto frutto della mente malata della donna?
A scoprirlo ci penserà un processo (e l'avvocatessa) per stabilire se la Elfman sia una pazza stalkerizzatrice oppure no, tra testimonianze, confessioni e flashback.
Badham confonde le acque, sparge indizi, dà allo spettatore abbastanza elementi per entrare nell'intricata faccenda e nella personalità disturbata della donna (lo psichiatra, la madre della Elfman, la schizofrenia nel provarsi i vestiti davanti allo specchio, la doppia personalità nello scrivere le lettere, una strana amica che in coppia sembrano le due sciroccate di
La morte non sa leggere, la Elfman che fa telefonate ingiuriose al giudice o si reca a casa del procuratore distrettuale, la sua continua fissa ossessiva per il medico o per i medici in generale), fino ad un colpo di scena finale davvero sorprendente e inaspettato (sul pulmino carcerario) che arriva come una doccia fredda.
Badham sà come fare film (anche tv movie da bancarella come questi e dal titolo anonimo uguale a mille altri), palesando un insistito feticismo che non avevo mai notato nel regista di
Tuono blu (la cura con cui "carezza" i meravigliosi sandaletti rossi col tacco della Elfman, prima di entrare in camera d'hotel con il medico), atmosfere seducenti e patinate (davanti al caminetto acceso a fare l'amore, con i corpi avvolti da una calorosa forografia virata in rosso, che rimembra un momento facsimile nel
Dracula) e almeno due scene d'antologia: la Elfman che rovina la cena al ristorante al medico e a sua moglie, mettendo in imbarazzo gli ospiti e quella al peep show, dove la Elfman, nella stanzetta del piacere, eccita i suoi clienti dandosi una parvenza altezzosa, in intimo, con gli occhiali, leggendo Freud, con fare da gran mignotta intellettuale).
Di mezzo alcuni momenti da WIP (le carcerate che prendono di mira la Elfman) e la fase finale in tribunale fa calare un pò il ritmo, ormai tipico (e stantio) dei "legal thriiler".
Bravissima la Elfman, in un personaggio dalle mille sfaccettature, caso clinico che mette i brividi (più di qualsiasi morto ammazzato), che passa da femme fatale a spaurita detenuta, da innamorata piantata in asso a pericolosa persecutrice.
Nulla di miracoloso, niente che non sia già stato visto e rivisto, ma un prodotto onesto e ben girato, che tiene desta l'attenzione e , almeno all'inizio, dispensa dubbi e mezze verità.
E Badham, in fondo, non è caduto troppo in basso.