Lu Chuan non cede ai facili melodrammi e alla retorica narrando con sontuosa cura e umana pietas il massacro di Nanchino, allora capitale della Cina nel 1937. Protagonista la Guerra con le sue storie maledette fatte di orrore e violenza, ma anche un pizzico di calore umano e altruismo. Di straordinario rigore formale con parentesi liriche che trafiggono i cuori, uno struggente affresco di ciò che è stato e lancinante urlo di dolore per quest’opera coraggiosa e umanista, immersa in un gelido b/n, che vuole solo gridare la propria verità.
Straziante e terrificante urlo contro la guerra la cui follia non conosce confini. Girato in un bianco e nero pulitissimo con una scelta logisticamente ovvia rispetto agli orrori inenarrabili che si vedono sullo schermo. Qualcuno potrebbe opinare sulla completa sincerità dell’operazione (non tanto storicamente parlando quanto piuttosto sotto il profilo della drammaturgia narrativa), ma personalmente l’ho trovato bello, possente e coinvolgente. Il personaggio di John Rabe è realmente esistito ma il film non permette di capire appieno la sua importanza.
Obitoriale pagina del Necronomicon storico stilata con emoglobina, polvere pirica e lacrime. Lu caramelle Mou non ne vuole più: polare e distanziato (al punto che sembra quasi di vederlo col telescopio) come solo la guerra può e sa essere, non indulge nel raccapriccio che si dà arie, ma nemmeno indietreggia o cerca scappatoie davanti all'assolutezza dell'orrore totalitario: divisioni della gioia, eccidi indiscriminati, la follia, il suicidio (ma anche la speranza e due scudi di non dimenticato calore) vanno a mosaicare un chiaroscurato affresco non sempre drammaturgicamente fluido.
L'invasione della Cina da parte dell'impero giapponese, alle soglie della seconda guerra mondiale, ci viene narrata da Lu Chuan attraverso un inconfondibile e plumbeo bianco e nero, aderente ai volti e alle espressioni di terrore, sgomento e morte che si avvicendano sui volti dei protagonisti di questa folle pandemia bellica, in grado di contaminare gli animi e mettere a tacere i cuori sotto le macerie. Scene raccapriccianti che vedono ancora, in tempo di guerra, la crudeltà e l'apatia sentimentale prevalere sull'essere umano. Ottimo il cast.
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Sì, ci penserà Zender con cui mi scuso per la
doppia scheda però ho una parziale giustifica:
essendo un film orientale, visti i noti problemi di titoli e nomi, ho cercato il nome del regista così come riportato da Imdb e non
ho trovato nulla. Per questo credevo non ci fosse.
E' un bel film cui per ora non ho dato "solo" 3
palle e mezza poichè vorrei rivederlo (non so
quando) dopo aver approfondito alcune tematiche
interessanti sollevate da questa bella pellicola.