Uno splendido cortometraggio su come si faceva la pesca al pesce spada nello stretto di Messina. In una decina di minuti il regista siciliano riesce, attraverso una fotografia ricercatissima e un montaggio perfetto, a raccontare non solo una tecnica di pesca, ma un realistico momento di vita miscelando perfettamente suoni, immagini, azioni e personaggi. Un vero gioiello che emoziona e commuove, oltre ad essere un importante documento di tradizione e di perfetta comunione tra esseri umani.
MEMORABILE: Le donne che lavano i panni; La vedetta che con voce concitata indirizza le barche; La potenza e il sincronismo dei rematori; Le riprese dall'alto.
L’antica pesca del pescespada sulle coste siciliane è raccontata da De Seta in un corto di grande fascino, in cui l’uccisione vera e propria è marginale rispetto all’attenzione antropologica verso una comunità stretta attorno al grande evento. È soprattutto il sonoro a risaltare, più delle immagini: i canti nella lunga attesa, le urla concitate dell’inseguimento e il lungo ballo finale dei bambini sulla spiaggia al calar del sole. Volti e voci di grande intensità, senza concessioni folcloristiche, ma ispirati a un’adesione veristica totale.
La pesca del pesce spada nello stretto di Messina, come si faceva una volta, è ripresa da De Seta in maniera speciale. L'occhio è sempre molto verista e si sofferma sull'aspetto umano dell'operazione. Ci sono i volti scavati dal sole e dalla fatica e le grida della vedetta che annunciano e guidano l'imbarcazione al momento della cattura in un linguaggio incomprensibile ai molti ma a loro ben chiaro. La concitazione derivata dall'approccio dei pescatori al pesce è pari solo a quella dei bimbi festosi sulla spiaggia. Affascinante.
Tralasciando l'inevitabile ed inutile tifo che si fa per la vittima, resta l'impressione netta di un cortometraggio affascinante, che presenta il tempo dell'attesa, il successivo climax che si apre con il grido dell'antenniere, la festa finale. Riprese di grande impatto visivo, montaggio che aggiusta un po' le cose senza tradire la vicenda. Davvero notevole.
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Il titolo vero è Lu tempu di li pisci spata (cioè al plurale), come si vede chiaramente nei titoli di testa, e come è riportato anche in Imdb. Io lo metteri quindi come titolo della scheda, mettendo invece Lu tempu di lu pisci spata nelle note preceduto da un “e non” anziché da un "aka". Infatti, mi sembra che il titolo al plurale sia utilizzato esclusivamente come titolo del video che si trova su YouTube, che è in realtà palesemente un errore di battitura, visto che poi nella descrizione dello stesso video è riportato il titolo corretto.
DiscussioneZender • 28/12/11 10:38 Capo scrivano - 47786 interventi