Les tribulations d'une concierge - Corto (1896)

Corto assai breve (meno di 1') discretamente strutturato, vista la limitata durata. Una portinaia è vittima degli scherzi di due ragazzini, ma a pagarne le conseguenze sarà un terzo personaggio, ignaro di tutto. La messa in scena è piuttosto buona e i tempi sono quelli giusti. Dove la pellicola cede un po' è proprio nella parte finale, che invece dovrebbe essere il clou della vicenda. Comunque, vista l'età dell'opera, il risultato non è malaccio.

Due monelli suonano la campanella facendo arrabbiare la povera portinaia. Una situazione comica azzeccata che accresce il divertimento con sviluppi (im)prevedibili. Il cortometraggio è piuttosto elementare nella costruzione, ma ben articolato e consapevole dei tempi comici. Peccato che uno degli elementi scatenanti la risata venga eseguito male, senza il necessario impatto. Ma il ritmo complessivo funziona, anche nel crescendo delle gag e dell’affollamento di personaggi. Considerata l’epoca, abbastanza ben realizzato, fino a smuovere il sorriso.

La povera portinaia è presa di mira da due ragazzini, che continuano a suonarle il campanello, esasperandola. Poi, quando arriva lo sventurato portalettere... Ciò che colpisce di questa brevissima comica degli albori del cinema, dalla durata di un minuto scarso (Promio è l’operatore, Hatot dirige gli attori) è il meccanismo teatrale funzionante nella sua iterazione. Paga, purtroppo, la non perfetta realizzazione del canonico momento della vendetta. In ogni caso, tutt’altro che male.

Una portinaia deve subire gli scherzi di due monelli che non fanno altro che suonargli la campanella. A farne le spese, però, sarà un ignaro portalettere che cercherà di vendicarsi del torto subito. Comica brevissima (meno di un minuto) ma molto divertente che vede come protagonisti due sfacciati ragazzini che si prendono gioco di una povera signora al punto di sfinirla. Nei dispetti viene coinvolto anche un cagnolino che viene legato alla campanella per rendere ancora più credibile lo scherzo. Peccato per la baruffa finale, che non risulta essere la degna conclusione per l'opera.