Quando fare cinema diventò una questione di professionalità e finanziamenti, Cocteau si dedicò a questo documentario amatoriale che illustra gli affreschi realizzati per l'amica Francine Weisweiller nella villa Santo Sospir, a Mentone, durante una vacanza estiva. Attraverso i soggetti ispirati alla mitologia greca (Apollo, Atteone, le Baccanti, Narciso), il regista ci introduce ai misteri della creazione liberando piccoli incantesimi con tecniche elementari (i fiori disfatti e ricostruiti). Opera intima da collocarsi nell'opera dell'artista quale ultima manifestazione della sua estrosa poesia.
Cocteau mostra e commenta il suo intervento pittorico, ispirato ai miti greci, su porte e muri della Villa Santo Sospir, inframmezzando le sue opere con qualche divagazione, più o meno seria. Pellicola dichiaratamente amatoriale, e perciò un po’ tirata via nonostante siano presenti momenti che rimandano a un occhio e a una sensibilità più profonda. Interessante l’idea dell’abitazione “tatuata”, ma il top è sicuramente la riflessione metacinematografica dei primissimi minuti su quanto una ripresa alteri la realtà. Per amanti dell’arte.
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Nelle intenzioni di Cocteau si trattava di un documentario... ma certamente per la durata è un corto/medio. Credo allora sia stato commesso lo stesso errore per Apocalisse nel deserto di Herzog (che dura 50 minuti scarsi) e Le stagioni di Peleshian (che ne dura 30).
DiscussioneZender • 12/11/12 17:02 Capo scrivano - 47967 interventi
Esatto, corretti tutti. La durata ha sempre la precedenza sul genere.