Nel mutismo (significativo) d'un epoca ormai passata, sfilano davanti ai nostri occhi eventi ai quali il B/N appare non solo obbligato, quanto dovuto. Dicotomico (strega e maleficio, esorcismo e benedizione), in parte documentario (la ricostruzione di processi medievali), di certo magnetico per via d'un inizio - allucinato - su fattucchiere e antiche elucubrazioni mistico-egiziane. Con nota su esorcismo e superstizione popolare. Fortemente influenzato dai pittori fiamminghi (Bosch e Bruegel) è stato titolo molto amato dai surrealisti francesi.
Film che vuole essere un indagine sulla supertizione e la stregoneria nei secoli, fino alle spiegazioni razionali del primo Novecento. Il regista si sofferma sopratutto sul medioevo, ricreando ottime scenografie e immagini di sabba, streghe, diavoli e torture, ricavando il tutto da antiche incisioni e dipinti che evocano con suggestione il soprannaturale e le epoche narrate. Al di là della verità storica e dello stampo documentaristico è un un capolavoro dell'horror e del fantastico, un affresco sulle supertizioni della vecchia Europa.
MEMORABILE: Le streghe baciano il sedere al diavolo.
Celebre film scritto ideato e diretto dal geniale regista danese Benjamin Christensen, che ci narra con tono ironico e taglio documetaristico le credenze e le superstizioni che attanagliarono l'umanità nei secoli: si passa da un modellino delle credenze egizie alle accattivanti ricostruzioni del periodo medioevale e dell'inquisizione, fino a una spiegazione di come l'isteria venisse accomunata alla stregoneria. Il regista interpreta il diavolo in persona, in scenette gustose e dissacranti. Da recuperare senza ombra di dubbio.
Film didattico che inquadra il fenomeno della stregoneria e dell'inquisizione attraverso una prospettiva storica e positivista. Ma a discapito dell'intento pedagogico e divulgativo il regista - anche attore e sceneggiatore - è sopraffatto da una seconda anima, più luciferina e ambigua: sedotto dal potenziale del mezzo cinema, Benjamin Christensen si lancia una impressionante, fantasmagorica rappresentazione dei paesaggi d'incubo, riproducendo sabba, gironi danteschi e rituali, dando forma ad un immaginario che - fomentando l'irrazionale - farà paradossalmente la storia dell'iconografia horror.
Il film di Christensen è un'analisi sulla stregoneria e sulla superstizione, conseguenze della grande ignoranza che imperversava nell'Europa medioevale tanto tra i semplici cittadini tanto sugli uomini di chiesa (quest'ultimi visti come i veri e propri demoni). Haxam è una via di mezzo tra un documentario e un horror e nonostante l'età è ancora in grado di far rabbrividire con le sue immagini; bellissime le scene all'inferno coi sabba. Alla fine il regista ci mostra come la persecuzione alle streghe esista ancora solo con metodi diversi.
Giustamente famoso per l'audacia nel mostrare la promiscuità diabolica nel Sabba (notevolissimi anche certi giochi da ombre cinesi nelle stesse sequenze), inquietante quando, pur nel taglio documentaristico, mostra particolari delle stampe d'epoca, il film cede visibilmente allorché si premura d'impartirci lezioni di correttezza illuministe. L'afflato fantastico (involontario?) perciò svanisce lasciando sul campo un'operina didattica assai poco intrigante. Un po' sopravvalutato, ma figurativamente fondamentale (almeno nelle scene elogiate).
Straordinario falso-documentario che risente di una concezione positivista da inizio '900, in cui qualsiasi gesto del passato viene interpretato come irrazionale. In tal senso, l'insistenza un po' prolissa sui deliri medioevali è da prendere con le pinze, mentre grandiose sono le riflessioni sull'isteria. Il fiore all'occhiello è la messa in scena: una successione di deliziose scenette allegoriche sui demoni e streghe medioevali, magnificate dai filtri colorati e dal muto. Grande cinema che esalta e rende immortale il mezzo espressivo dell'epoca. Chiare influenze sul capolavoro di Dreyer.
MEMORABILE: Le scenette con i demoni che tirano fuori la lingua e ne fanno di tutti i colori; Maria the Weaver, grandioso neorealismo ante litteram.
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"(...) Christensen dépose avec son film de plus violent réquisitoire contre la criminelle église, son inquisition et ses instruments de torture.
Ce documentaire devrait passer dans tous les lycées du monde".
La Dcult presenta la versione restaurata, con
didascalie in svedese e opzionabili i sottotitoli in italiano.
Durata riportata sulla fascetta: 100 min.
Extra di sola lettura con biografia, filmografia, curiosità sul regista e sul film...
Zender, credo che il film - di difficile, pressoché impossibile classificazione - troverebbe un'adozione più consona nel documentario, perché comunque l'intento del regista è quello di raccontare la storia della stregoneria e della caccia alle streghe per smascherare il fondo d'irrazionalismo e paranoia che li hanno nutriti, nonché il ruolo della chiesa in merito. Che poi ciò avvenga attraverso ricostruzioni - basate comunque su fonti iconografiche, storiche o giù di lì - e che tali ricostruzioni evochino immaginari horror è un altro paio di maniche...
Il dvd Dcult presenta il film nella sua durata integrale (1;45;14) e con i viraggi in rosso e blu per distinguere gli interni dagli esterni.
Le immagini sono restaurate e di buona qualità. Le didascalie hanno i sub in italiano opzionali.
Il repertorio di musica classica che accompagna il film non è quello d'epoca, ma il regista aveva concepito il film senza musiche e solo in un secondo momento si decise ad inserirle.
DiscussioneZender • 16/02/13 15:36 Capo scrivano - 48905 interventi
Ok, considerato che Undying è latitante cambiamo pure.
DiscussioneZender • 16/02/13 15:54 Capo scrivano - 48905 interventi
Rebis ebbe a dire: Il dvd Dcult presenta il film nella sua durata integrale (1;45;14) e con i viraggi in rosso e blu per distinguere gli interni dagli esterni. Ammazza, ma altrimenti non si distinguono? Letti in strada e cavalli in casa?
No, beh, certo, si distinguerebbero comunque... ma mi pare che Christensen li abbia usati con questa valenza grosso modo.
DiscussioneZender • 16/02/13 17:45 Capo scrivano - 48905 interventi
Curiosa come cosa comunque. Devo dire che il viraggio era il colore del tempo, usato con una certa parsimonia per non svaccare ovviamente. Ricordo un film di fantascienza dinosauresco in bianco e nero dove i poveretti arrivavano sul fatidico altipiano rimasto al mesozoico e d'improvviso vedevano tutto verde, stupendosi incredibilmente per la cosa. L'effetto era assai comico...
Sì era un modo un po' naive di suggerire la rilevanza percettiva del colore quando il colore al cinema ancora non aveva - tecnicamente - una possibile resa realistica. Il film di Christensen comunque è virato nelle due tonalità per quasi tutta la durata.