Un uomo fugge rocambolescamente da un manicomio e si va a rifugiare in una casa abitata da una donna che sembra avere qualcosa da nascondere. Bellissimo thriller dei Sessanta che riesce fin da subito a tenere sulla corda lo spettatore, con una tensione che cresce esponenzialmente man mano che la storia progredisce. La durata esigua è un ottimo escamotage per evitare tempi morti. Nota di merito per la splendida fotografia in bianco e nero di Paul Vogel e la robusta regia di Englund. Una chicca assolutamente da riscoprire. Ottimo il doppiaggio (seppur non d’epoca) italiano.
MEMORABILE: La Woodward in costume da bagno; Whitman che vede un uomo con la gola tagliata nella ruota.
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