Grande slalom per una rapina - Film (1972)

Grande slalom per una rapina

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Non è difficile capire a cosa punta il film anche solo osservando i primi cinque minuti. Con una trasferta nel Belpaese e un titolo originale che guardano al COLPO ALL'ITALIANA con Michael Caine (da "Italian Job" a "Snow Job"), il film rasenta sovente il documentario, per come si sofferma a inquadrare le discese in neve fresca sulle vette del Cervino. Paesaggi meravigliosi e incontaminati il cui fascino non lascia indifferenti. Quello che più si fatica a capire è il tipo di rapina organizzata ai danni del furgone che porta gli incassi del rifugio. L'idea è piuttosto bislacca: contando sul fatto che sono sciatori provetti, i due ideatori...Leggi tutto (la terza complice attende a casa) s'inventano di assaltare il furgone prima che parta, di salire poi in funivia con gli zaini gonfi di denaro e dalla cima scendere con gli sci verso un crepaccio del ghiacciaio dove nascondere la refurtiva in attesa di poterla recuperare in estate, allo scioglimento della neve. In realtà la cosa è ancora più complessa, perché uno deve raggiungere il punto d'incontro sciando, l'altro usando skilift e motoslitta. Un piano che a un profano potrà sembrare assurdo e inutilmente arzigogolato, ma inutile farsi troppe domande; il punto è che se si riesce a comprenderlo appieno è persino divertente, perché vedere Jean-Claude Killy (campione francese di sci che quindi si esibisce senza controfigura) inerpicarsi sul tetto d'una funivia per lanciarsi da sopra a fine corsa per seguirlo poi scendere in neve fresca lungo pendii incredibili riempie gli occhi (anche se a volte i ralenti sono eccessivi). Non si può invece pretendere granché dalla performance attoriale della coppia protagonista (al castano Killy si affianca il biondo Bob Skinner) o dalla loro complice in gonnella (Danièle Gaubert), tanto che successivamente la scena arriva agilmente a rubarsela il nostro Vittorio De Sica: nei panni dell'investigatore delle assicurazioni gigioneggia allargandosi in sorrisi radiosi e diffondendo una contagiosa espansività, sgretolando un po' quella freddezza (non dovuta al clima) che avvolgeva fin lì l'intera pellicola, priva di un personaggio catalizzatore (si notano di più Gigi Ballista o Umberto D'Orsi nelle loro brevi comparsate) e più attenta a mostrare le evoluzioni sulla neve, a inquadrare con gusto gli splendidi paesaggi montani o a riprendere canti e balli folkloristici. Nella seconda parte invece si comincia a delineare meglio la storia, che acquista connotati più tradizionali pur incanalandosi in direzione di un'indagine piuttosto particolare, che prevede un paio di colpi di scena nel finale destinati a farci riconsiderare quanto visto fin lì. Ma allora una spiegazione c'è, vien da dire. Non per tutto, in effetti, ma per qualcosa sì, ed è quanto basta per farci apprezzare la doppia svolta portandoci a riflettere su quanto in fondo l'intero film possegga una sua bizzarra originalità. De Sica esagera, deborda, ma lo fa con la classe di chi comunque ha carisma da vendere, Killy conferma la sua estrema abilità nei fuori pista impossibili.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/09/19 DAL BENEMERITO FAUNO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 16/09/19
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Fauno 15/09/19 01:30 - 2212 commenti

I gusti di Fauno

Più che per la trama (rapina un po' goffa di due maestri di sci, uno per permettersi una vita lussuosa, l'altro per raddrizzare una situazione finanziaria sfavorevole), il film è indimenticabile per le qualità atletiche del protagonista e ideatore della rapina, che altri non è che il campione olimpico di sci alpino Jean-Claude Killy: le discese dagli irti pendii restano scolpite nella mente. Ma non basta: ci sarà perfino un De Sica ridanciano nel ruolo di un ispettore delle assicurazioni a battere il gong del doppio finale e a farcire meglio l'assieme.
MEMORABILE: Gli interrogatori dell'ispettore; La scena sul treno.

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