La guerra sarà anche di domani, ma gli effetti sono dell'altroieri! Persino per la fine degli Anni Cinquanta a Hollywood non possono definirsi decenti. Il sottomarino atomico americano Tigershark, che si aggira tra i ghiacci del Polo Nord alla ricerca della causa di numerosi disastri marini nella zona, è un terribile modellino di latta che si muove tra rocce gigantesche. Le carte nautiche scarabocchiate da rotte impazzite, un disco volante costruito come potrebbe fare un bambino osservando i disegni dei rotocalchi dell'epoca, un alieno che sembra una torta vomitata con un grosso occhio al centro sono solo alcuni degli orrori visivi da gustarsi; conditi dai soliti dialoghi aberranti...Leggi tutto che inducono alla sonnolenza dopo cinque minuti. Ci si riesce a rendere ridicoli persino con gli effetti sonori: trombette di carnevale a commentare gli spostamenti del disco! E che dire delle soluzioni adottate per combattere il nemico? Fallito l'attacco con i missili (con l'accento sulla seconda "i", nel nostro doppiaggio), il capitano non offre altre idee ai suoi che lo speronamento! Taci che gli va bene e, dopo il mirabile incastro reso egregiamente dagli fx (si fa per dire), il gruppo di marines s'introduce nel dischetto: dentro non c'è nulla, giusto una passerella per camminare e un disgustoso ciclope ad aspettarli. Se non fosse per i soliti dialoghi noiosissimi ci si potrebbe quasi divertire: tanta desolante povertà di mezzi è rara pure per quegli anni! Approssimazione generale globale!
Fatta la tara delle prevedibili ingenuità, il film ha il pregio - rispetto a molti suoi contemporanei - di privilegiare la spettacolarità rispetto alla verbosità. La trama mescola la classica invasione aliena (disco volante affonda le navi attorno al polo nord) con un po' di improbabile mito (il polipone alieno che guida l'astronave è un "ciclope" in quanto ha un solo occhio) e una spolverata anti-pacifista. Una bella idea sprecata (l'interno del disco, vuoto e astratto) e una durata (70 minuti) che non permette una narrazione più coinvolgente.
Gerontofantascienza che, solo dalla colonna sonora, senza l'ausilio delle immagini, può essere inserita senza dubbi negli anni cinquanta. La storia in sè non è niente di che, col solito oggetto non identificato che fa impazzire i suoi inseguitori in sommergibile. Ma almeno qua e là c'è dell'ironia e qualche idea (la gelatina protettiva; la bioastronave). Ovviamente, gli effetti audiovisi sono risibili. Ma se quelli visivi sono comunque giustificabili dall'età della pellicola, alcuni di quelli audio no (una sorta di improponibile fischietto per clown). Solo per ultra appassionati del genere.
MEMORABILE: "Ma allora i famosi ometti verdi sarebbero dei pesciolini rossi...", Il ciclopico finale (Ulisse insegna, anche se qui la soluzione è temporanea).
Una spedizione scelta in un sottomarino atomico deve indagare sulla misteriosa distruzione di navi al Polo nord, dove si scopre che tutto è a causa di alieni subacquei. Il film è datato in tutto e per di più risente della propaganda pro-nucleare americana dell'epoca; ma si fa sopportare per il clima fantascientifico "preistorico" e teneramente ingenuo.
Una spedizione scientifico/militare a bordo di un sommergibile deve indagare sulla misteriosa scomparsa di navi e sottomarini avvenuta nei dintorni del Polo Nord... Il film possiede una certa originalità, in quanto affronta temi allora piuttosto inediti come la propulsione atomica, i dischi volanti (qui in versione subacquea), la capacità degli alieni di comunicare telepaticamente con i terrestri, ma i meriti finiscono qui: la trama è poco interessante, il cast anonimo e gli effetti speciali modesti. Da salvare il look curiosamente minimalista degli interni del disco alieno organico.
Più che fantascienza d'antan qui siamo alla fantascienza basica e da fumetto pulp. Ingenuità (passi), il consueto tritume (sommergibili militari, lo scienziato saputello) e una serie di scenografie e costumi che, invece di stuzzicare una nostalgica indulgenza, fan solo cascare le braccia. L'alieno occhiuto segue il copione: prima fa il gradasso poi si lascia gabbare come un fesso. Esilaranti alcuni effetti sonori.
A scrutare troppo i cieli si rischia di non far caso a ciò che abbiamo sotto i piedi: oggetti fluttuanti non identificati, Dr Octopus elettromagnetici che scelgono l'antartide quale quartier generale per il monopolio del pianeta (Carpy, tu non la conti giusta!). Per arrivare allo scontro ravvicinato, Bennet evita ogni auspicabile scorciatoia lasciando tutto sottocoperta tra ciarle circostanziali, solite sottotrame rosa allungabrodo, messa in scena pedestre, f/x naif e narcosi ritmica. Nei 15' finali si dà festoso sfogo a tutto il potenziale orrorifico, per meglio stramaledire i precedenti 55.
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CuriositàDaniela • 24/01/17 23:46 Gran Burattinaio - 5945 interventi
All'equipaggio del sottomarino incaricato di svolgere le indagini vengono aggregati alcuni scienziati. Uno di loro è presentato come titolare del Premio Nobel di Oceanografia, ma tale premio in realtà non esiste.