La casa dei piccoli cubi - Corto (2008)

Tenerissimo corto d'animazione sulla memoria, che si innesta con grazia in una sorta di futuro in cui l'innalzamento dei mari provoca la sopraelevazione delle case: così un vecchio solo ripercorre la sua vita immergendosi nei piani sottostanti. La delicatezza del disegno acquarellato e la suggestione di una musica che spinge sulla commozione conducono lo spettatore in un malinconico viaggio a ritroso nel tempo. La memoria, sembra dirci, è fatta di luoghi fisici su cui noi costruiamo altri spazi, proprio come la vita.

Toccante. L'animazione è stupenda e la storia non può non lasciar qualcosa nello spettatore, che sicuramente rifletterà a fondo dopo aver visto il corto. Meritato vincitore dell'oscar, il prodotto si rivela essere una pietra miliare nella storia dell'animazione. Basterebbe anche la sola scena del bicchiere sul pavimento per renderlo un capolavoro a priori.

Un anziano vedovo che vive in una casa in mezzo al mare, sopraeleva la costruzione quando questa viene invasa dall'acqua. Cortometraggio giapponese che affronta il tema dei ricordi. Atmosfera malinconica e rivisitazione del passato attraverso un immersione (figurata e letterale) nel tempo. Tratto grafico naïf e assolutamente funzionale al racconto. Un memorabile esempio di sintesi per un'opera evocativa come poche. Da non perdere.

In una Terra quasi interamente sommersa da cui emergono solo le mansarde e le soffitte degli edifici, via via sopraelevati di fronte all'aumento del livello delle acque, un uomo anziano si immerge per recuperare la sua pipa. Un "tuffo" attraverso le profondità della propria casa che si traduce nel ritorno alla luce di di ricordi sempre più lontani nel tempo. Cortometraggio dallo stile di animazione solo apparentemente "povero" (matite e pastelli, figure stilizzate), che riesce a trasmettere nei pochi minuti della sua durata una sensazione di densa, struggente malinconia. Bellissimo.

Istinto di sopravvivenza che ci accompagna sino alla fine: innalziamo la nostra casa (vita) con camere sempre più strette, sempre più soli, per rimanere alla luce del sole. Qualche evento ci fa ripercorrere le camere stagne della nostra memoria fino a ritornare alla base, all'inizio e allora sono lacrime (anche per noi) e rimpianti. Ottimo come metafora, ottimo come realtà del cambiamento climatico, ottimo in ogni caso, accompagnato da una musica che fa cedere gli ultimi argini verso una commozione incontenibile. Più di mille parole.

Immergersi nei ricordi... codesta espressione è qui materiata - resa in forma plastica (visiva e narrativa) - con fluida sensibilità da palombaro psichico: l'azione subacquea dell'anziano protagonista nei sommersi ambienti della sua vita. Il disegno è simile al risultato che si ottiene con le matite acquerellabili (molto appropriato allo script, quindi) sintetico e barocco allo stesso tempo; i dettagli sono curatissimi; la musica è un po' ruffiana (ma va bene così); un poetico (malinconico) apologo sulla memoria.