E' il primo lungometraggio di Bruno Dumont, e non è certo un film facile. La narrazione infatti è lenta, i personaggi sembrano lasciati letteralmente a loro stessi, vittime di un imbruttimento morale che non lascia scampo. A dirla tutta, potrebbe essere il classico esempio di film da festival, pensato non per il pubblico ma per le giurie, eppure qualcosa di autenticamente doloroso riesce in qualche modo a filtrare.
Un film notevole, rappresentante uno spaccato di gioventù inquieta basato su una sceneggiatura assolutamente realistica e che giustifica pienamente la scena hot, inserita egregiamente nel girato e che si amalgama perfettamente con le sequenze dell'intero film che, ripeto, ho trovato drammaticamente fascinoso.
Questo film di Dumont non è privo di difetti. Al ritmo altalenante si aggiunge una certa discontinuità narrativa del racconto e qualche pausa di troppo. Questa frammentarietà non supporta inoltre il finale in sospensione, che poteva essere meglio definito. Ma nonostante i difetti è un film che si fa notare e che lascia qualcosa per l’enfasi descrittiva della regia e per un modo di trattare le inquietudini giovanili con una crudezza esposta con naturalezza, che la rende ancor più verace, compresa la parte erotica pertinentemente ardita. **!
Non ha il suo forte nel ritmo e nella tensione emotiva, ma si concentra di più sul dettaglio, sulle azioni ripetitive e sulla desolazione del paesaggio tipico delle Fiandre. Il disagio dettato dall'ignoranza e dall'isolamento arriva diretto allo spettatore facendo sembrare normale l'atto xenofobo e inconsulto compiuto nei confronti del ragazzo magrebino. Dumont si propone come lettore ed interpretatore dei suoi territori natali, non sicuramente in chiave positiva, ma con un distacco e una freddezza che lo rendono assolutamente realista.
Diretto da un regista esordiente e interpretato da attori non professionisti, un film che racconta il vuoto esistenziale di un gruppo di ragazzi in un paese delle Fiandre con uno stile estremamente sobrio e improntato al realismo (anche nella rappresentazione del sesso); pregi che però finiscono col diventare anche difetti, perché il ritmo è lento, gli eventi si ripetono con monotonia, e quando finalmente si consuma il fattaccio, ecco che arrivano i titoli di coda lasciando allo spettatore un senso di incompiutezza. Cinema d'autore, ma è difficile rimanere coinvolti.
C'è molto di politico e sociale in questo film di Dumont, il quale decide di mettere in scena in maniera molto realistica le situazioni di alcuni ragazzi di provincia che vivono nell'ozio e di giornate tutte uguali. Nonostante la breve durata non mancano i momenti morti, fatti di lungaggini inutili, di passeggiate e fasi in motocicletta ripetitive; resta comunque la bontà della regia, che riesce a far empatizzare con i problematici protagonisti, ottimamente interpretati dai giovani attori inesperti. Il senso di vuoto che vuole lasciare il regista si vede tutto fino alla fine.
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