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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Jabberwocky
Anno: 1977
Genere: commedia (colore)
Regia: Terry Gilliam
Note: con membri dei Monty Python
VOLTI ITALIANI NEL CAST
LE LOCATION
L'IMPRESSIONE DI MMJ
Quando Terry Jones e Terry Gilliam co-diressero (e interpretarono, ovviamente!) MONTY PYTHON AND THE HOLY GRAIL, il secondo non rimase troppo soddisfatto dell'esperienza e decise che era giunto il momento di tentare la via della regia "singola" (senza abbandonare gli altri Python, comunque, coi quali tornò a lavorare in seguito). Per il debutto scelse JABBERWOCKY, un'avventura grottesca medievale che aveva scritto con un suo vecchio amico, Charles Alverson, in cui un ingenuo artigiano bottaio di provincia (l'altro Python Michael Palin, al suo primo ruolo da protagonista) si reca in città in...Leggi tutto cerca di un nuovo lavoro. Quello che gli capiterà riassume già in embrione tutto il futuro cinema del Gilliam prima maniera: Palin viene coinvolto in un caos totale in cui le scenografie barocche, l'enfasi narrativa, la prolissità dei dialoghi e i cascami molto fantasy dell'insieme denotano già uno stile ben preciso, caratterizzato da un gusto dell'esagerazione che porta il film a sfociare nel surreale e persino nello splatter (come nel breve prologo con il cameo di Terry Jones, sventrato dal mostro del titolo, sorta di drago alato che conosceremo solo nel finale). Infarcito di trovate a volte davvero geniali ed esilaranti (vedasi la lettura dell'editto tra trombe stonate e tamburi che non vanno a tempo), eccessivo, ridondante e per buona parte decisamente pesante, JABBERWOCKY può convincere appieno solo chi al cinema non s'annoía in ogni caso. L'origine dell'umorismo alla Monty Python è evidente (e tutti i nomi di re e cortigiani fanno sbellicare), ma l'assenza di sintesi e l'incontenibile anarchia registica lo rendono indigesto.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Mediocre, ma con un suo perché:
Marcel MJ Davinotti jr., Renato, Puppigallo, Jena
Bella la rappresentazione di un medioevo sporco e quasi fastidioso da vedere; purtroppo però la storia non scorre in modo particolarmente fluido e qualche scena sembra un po' tirata per le lunghe. A livello scenografico ricorda un po' il Graal girato qualche anno prima dai Pythons, ma lì si rideva, mentre qui si segue solo la storia, a tratti in modo sonnacchioso. Gilliam ci prenderà la mano, in ogni caso.
Si respira Monty aria in questa sgangherata pellicola, come piacevolmente sgangherate sono un po' tutte le Python produzioni. Ma qui purtroppo non c'è quasi ritmo, i personaggi non sono così accattivanti e la noia fa spesso capolino. Qua e là qualcosa di simpatico c'è (il predicatore con adepti che chiedono se state a sentire; il Re che discute di percentuali di cavalieri mutilati e morti; "Sire abbiamo fame! Io mi sono mangiato le scarpe". "Io tre dita dei piedi"). Ma nel mezzo bisogna sorbirsi troppa fuffa e i dialoghi sono solo a sprazzi all'altezza di un regista Pythoniano. Mediocre.
MEMORABILE: Il padre che, in punto di morte, copre di insulti il figlio; L'essere volante, che mi ha ricordato quello del film trash "Il mostro dei cieli".
Un Gilliam ancora agli esordi e ancora "da farsi", come si suol dire. Qua e là si fa qualche risata e qualche sprazzo della visionarieta del Nostro si intravede (poco a dire il vero). Per il resto si tratta ancora di comicità alla Monty Python, ma senza i Monty Python a parte il grande Michael Palin. Mancano anche gli spassosi cartoon in cui maestro è Gilliam. Il ritmo rimane fiacco e la noia ogni tanto si affaccia. Da vedere solo per completismo. **
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