Il silenzio grande - Film (2021)

Il silenzio grande
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MMJ Davinotti jr
Anno: 2021
Genere: commedia (colore)
Note: Presentato alla 78° Mostra d'arte cinematografica di Venezia come evento speciale. Tratto dall' omonima commedia teatrale di Maurizio De Giovanni.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Gli intenti sono buoni, la chiave scelta per affrontare il testo originale dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni rivela gusto ed eleganza nella messa in scena, l'ambientazione quasi esclusivamente in interni permette di ricostruire con semplicità gli Anni Sessanta in cui la vicenda si svolge e non si può negare al film di affrontare con bella grazia tematiche che sanno scavare nella profondità dell'animo dei personaggi in scena. Villa Primic, teatro (è proprio il caso di dirlo, considerata la limitatezza degli spazi impiegati) della vicenda, mostra la facciata, una terrazza aperta sul verde partenopeo, ma poi ci si sposta subito nei corridoi e principalmente...Leggi tutto nello studio dove vive Valerio Primic (Gallo), scrittore e intellettuale molto noto che non versa economicamente in condizioni particolarmente agiate. Sua moglie Rose (Buy), infatti, ha messo la villa in vendita, d'accordo con i figli Massimiliano (Linfatti) e Adele (Fotaras). Valerio passa le ore nel suo studio seppellito tra i libri, come gli rimprovera la moglie, senza uscire quasi mai, ascoltando quello che lei e i ragazzi gli comunicano stupendosi ingenuamente per come possano essere taglienti le loro parole e confidando i propri dubbi e timori solo alla governante (Confalone), in servizio lì da anni e intristita dall'annuncio della vendita (di cui è venuta a sapere origliando). E' lei, non certo acculturata come Valerio ma dotata di ampio senso pratico e depositaria di quella saggezza popolare a cui non si guarda mai con disprezzo, a spiegare cos'è il silenzio grande del titolo: è quel silenzio che cresce col tempo alimentato dai tanti piccoli silenzi che nascono quando scegliamo di evitare frasi dalle conseguenze potenzialmente dirompenti. E' il rapporto con la governante quello forse più sincero, pure se più interessanti per ciò che svelano sono i faccia a faccia con i familiari, tutti per un motivo o per l'altro insoddisfatti di lui, mai contenti e in vena di profonde confessioni. Oltre che con la Confalone è con la Buy che Gallo trova un'intesa perfetta, nella quale viene messa in luce la bravura dei due attori lasciando che risalti la vena sottilmente ironica del testo, con il protagonista a reagire contrito, spesso incapace di trovare le risposte giuste alle invettive di lei, intimidito da tanta sincerità non richiesta. Di livello anche i ripetuti scambi con la Confalone mentre meno riuscita appare l'interazione con i figli, che aprono però a segreti intimi da scoprire, legati al sesso o a impreviste scelte di vita. Sono entrambi legati nei loro racconti alla figura di uno strano attore da spot pubblicitari, seducente e misterioso (Gassmann stesso, che da regista del film si concede anche un ruolo marginale ma nell'economia della storia rilevante, che prende vita dai flashback altrui e viene disegnato con tratti grotteschi). Spesso i dialoghi sono costruiti bene, incontrano momenti azzeccati che mostrano la natura non indifferente di alcune riflessioni, ma sono inseriti in una narrazione dallo svolgimento strascicato, talvolta insostenibilmente lento che rischia di deviare l'attenzione, lasciando che a quel punto emergano le divagazioni superflue, le parole in eccesso, un calligrafismo che a lungo andare si fa maniera e cui manca il necessario stile in grado di renderlo virtuoso. E così col passare dei minuti la storia si sfibra, i dialoghi si fanno cicaleccio al punto che il colpo di scena finale sa di posticcio, di concessione a un cinema moderno costretto a trovare un senso anche quando non sarebbe necessario: impostato com'è lascia il tempo che trova, ti fa alzare le spalle come a dire d'accordo, ma se anche non c'era che cambiava, in tutto quello che abbiamo visto fin qui? E' insomma nell'impostazione compassata, supponente, acuita dall'inevitabile staticità delle riprese e dalla cupezza degli ambienti (buona però la fotografia desaturata), che il film cede pretendendo di appoggiarsi troppo alla benevolenza di chi ammaliato dallo spessore dell'approccio è disposto a chiudere un occhio di fronte ai chiari difetti di scorrevolezza (e non solo: certi sogni ad occhi aperti dalla cornice surreale dicono proprio poco...).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/09/21 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 18/09/21
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Cotola 10/09/21 22:47 - 8998 commenti

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L'impianto teatrale - è tratto da un'opera di De Giovanni - è palese. L'ambientazione partenopea e alcuni attori - partenopei anch'essi - fanno pensare a De Filippo così come i toni, in fondo ben più che amarognoli, e l'impasto di commedia e dramma. E la storia è piacevole, si lascia seguire e strappa più di qualche risata ed alcune riflessioni, non mancando di una certa profondità. Ma è anche vero che c'è qualche luogo comune di troppo, tutti insieme, che lo azzoppa un po'. Il risultato finale è soddisfacente. Bella prova del cast, con una Marina Confalone una spanna su tutti.
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Markus 18/09/21 10:42 - 3680 commenti

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Da una pièce, Alessandro Gassmann ricava un lungometraggio che basa la sua ragion d’essere nella mediamente buona resa dei protagonisti, che d'altro canto hanno ben 106 minuti (troppi) per raccontare e palesare il loro indiscusso talento. Meno convincente e fin troppo pretenziosa la regia, sempre nell’affannosa e talvolta goffa ricerca di espressioni e momenti che rasentano in più punti lungaggini che si traducono, inutile girarci attorno, in una visione noiosa.

Deepred89 19/12/21 16:26 - 3701 commenti

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Elegante ma statico, un cupo dramma da salotto sulla caduta libera (anche economica) di certa borghesia un tempo ai confini della nobiltà, ritratto di famiglia in un buio interno che fatica ad affrancarsi della teatralità del suo autore, che appare in alcuni evitabili siparietti dal gusto stuccevolmente kitsch. Ben recitato e girato, magari non di ampio respiro (la monolocation fa sentire il suo peso),  ma ricco di infuenze, alcune prevedibili (Visconti), altre meno, tra cui quella su cui poggia lo snodo conclusivo, piuttosto ben studiato. Sonnacchioso e impostato, ma interessante.

Galbo 3/01/22 06:16 - 12372 commenti

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Tratto da una pièce di Maurizio De Giovanni, trova nella sue origine teatrale la sue forza e il suo limite insieme. L’ambientazione circoscritta in interni rende l’opera “claustrofobia” è troppo simile ad una messa in scena teatrale dal respiro poco cinematografico. La stessa tipologia d’altronde esalta le interpretazioni degli attori, con Gallo meritatamente e finalmente assoluto protagonista, affiancato dalle ottime Buy e Confalone. La regia di Gassmann è diligente ma non molto personale. 

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