La belva - Film (2020)

Un passato nei servizi speciali, missioni in Iraq, Afghanistan... Leonida Riva (Gifuni) non scherza e si mette nella scia dei vendicatori d'America, dei Bruce Willis (per il look senza capelli) e i Liam Neeson (per il movente) chiamati a rispolverare il loro ruvido passato per riprendersi ciò che gli è stato subdolamente sottratto. In questo caso a Leonida sequestrano la figlia di sei anni. Come vuoi che reagisca uno così?

La polizia, giunta sul luogo del rapimento (un fast food), non dà proprio l'impressione di poter agire nei tempi giusti. L'ispettore Simonetti (Musella) ha una flemma che Leonida non può accettare e infatti, appena il poliziotto...Leggi tutto sente dalle comunicazioni radio che una macchina sospetta si aggira nei pressi, lui sale sulla sua Audi e si lancia all'inseguimento lasciando tutti sul posto. E quasi lo prende, il criminale, che però all'ultimo gli sfugge e lo costringe a riniziare da capo. O quasi, perché un indizio gli è rimasto in mano e da quello Leonida riparte, mentre in centrale salta fuori il fascicolo del nostro eroe: non solo un passato in prima linea sui più scottanti scenari mondiali ma pure un presente da curare a colpi di psicofarmaci. Dobbiamo fermare quell'uomo, dice Simonetti, e mica si riferisce al sequestratore...

Un copione consunto che Ludovico Di Martino mette in scena senza fantasia e soprattutto senza il ritmo necessario: i flashback di guerra di Leonida, la "Belva" del titolo, sono un'aggiunta mal gestita e che scioglie la tensione, i tormenti del figlio preoccupato per la sorella o quelli della madre (e moglie) sono lagne che segnalano un certo imbarazzo nella gestione dell'insieme, poco fluido. Gufuni poi, che indubbiamente rappresenta - com'era immaginabile - il punto di forza del film, si vede meno del previsto. E' il protagonista, naturalmente, ma troppo spazio gli viene sottratto da un cast che trova solo in un brillante Pennacchi (è il cattivissimo Mozart, pochissimo in scena rispetto a quanto ci si aspetterebbe) l'unico personaggio di un certo carisma. Musella, pur bravo e mai fuori luogo, non incide come potrebbe nonostante una presenza in scena non indifferente (si giostra persino un mexican stand-off inatteso), i familiari si confondono sullo sfondo.

Un aiuto viene da alcune buone location nella periferia di Roma, da una fotografia solida con qualche bella luce notturna, ma c'è colpevole approssimazione in molti passaggi (Gifuni che salta fuori nel punto giusto con troppa facilità, che ribalta i corpo a corpo senza che talvolta si capisca come), scarsa agilità nella lotta e più in generale una mancata confidenza col genere con Di Martino che vi aderisce solo in superficie, mancando d'inserire qualsiasi traccia di ironia e deludendo nelle sequenze d'azione. Eppure l'inseguimento in auto iniziale prometteva discretamente... Confezione comunque di qualità, a cominciare da una colonna sonora adeguata che chiude al meglio con "Way Down We Go" di Kaleo prima dei titoli di coda, scelta azzeccata per avvolgere il tutto in un clima "fluttuante".

Chiudi