Il più bel secolo della mia vita - Film (2023)

Piacevole commedia on the road con la coppia ben assortita Lundini/Castellitto. Il primo è bravo ad assecondare l’istrionismo del secondo che, nel ruolo dell’anziano, è veramente sorprendente. La pellicola scorre piacevolmente e si trova spazio per sorridere ma anche, in qualche momento, per commuoversi. La Signoris non appare molto ma lascia il segno, la Milo fa invece una fugace apparizione. Regia solida di Bardani.

Opera sostanzialmente riuscita con un Castellitto perfettamente invecchiato ma che gigioneggia un po' e un Lundini sorprendente pur rimanendo sé stesso. Non banale la rappresentazione degli ultimi anni dell'esistenza in cui è il fisico e non lo spirito a restare giovane. Fotografia adeguata e colonna sonora a volte maliziosa. Ben diretto, ben recitato. Consigliabile.

Commedia on the road il cui sottotesto è serissimo e riguarda il diritto di conoscere le proprie origini e la propria identità. Il regista adotta la cifra leggera ma non banale, descrivendo il rapporto tra due persone distanti anagraficamente e caratterialmente ma entrambi feriti dalla vita. Li interpretano con grande bravura Castellitto e Lundini che assecondano il tono dolceamaro impresso dal regista in un film dalle gradevoli ambientazioni e dall'inusitata brevità, che in questo caso è un pregio. Piccolo ma significativo ruolo per Carla Signoris.

Una legge assurda consente ai figli non riconosciuti alla nascista di scoprire l'identità della madre solo dopo cento anni. E' lo spunto per questo road-movie che vede protagonisti il centenario il bizzoso Gustavo e Giovanni, un giovane membro dell'associazione che sta portando avanti una campagna per la riforma della legge, forzatamente accondiscendente nei suoi confronti. Anche se è poco verosimile che un vecchio infermo venga affidato a una persona inesperta, la commedia è piacevole e offre spunti di riflessione. Bravo Castellitto, quasi irriconoscibile sotto il pesante trucco.

Spunto serio ma anche originale, che permette a questa commedia dolceamara di innestare belle riflessioni all'interno di una struttura classica on the road, che contrappone esperienza/vecchiaia con giovinezza/inesperienza. Gli ingredienti ci sono tutti e la regia lì usa sapientemente, creando buone occasioni per ridere ma anche qualche piccolo momento toccante nella seconda parte. Lundini è adeguato al personaggio, anche se a volte paga la poca dimestichezza col mezzo, schiacciato comunque da un Castellitto molto bravo, misurato e pieno di umanità. Buono.

Un bel bravo al quasi esordiente Bardani che mette su un road movie un po' atipico, con protagonisti un vecchio di cento anni e un diligente trentenne. Si parte inoltre da uno spunto non banale, come quello del diritto alle origini. Intelligentemente il brodo non viene allungato inutilmente: si evitano così cali di ritmo, storie parallele solo abbozzate e smielate inutili. Emergono invece due figure molto umane nei loro difetti e nelle loro rigidità, con le quali si empatizza abbastanza facilmente. Lundini riesce a reggere bene la presenza ingombrante di un bravissimo Castellitto.