Il mistero del V3 - Film (1950)

Il mistero del V3

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Realizzato in piena Guerra Fredda con il sostegno della Marina statunitense (come chiaramente specificato nel cartello iniziale), il film è un drammone bellico d'altri tempi in cui le parti più interessanti riguardano le riprese reali (anche in azione) di mezzi e armi d'epoca, dai sottomarini agli aerei fino ai missili lanciati dalle rampe. La base è quella di Point Mugu in California e l'esercitazione in apertura evidenzia un difetto grave dei sottomarini: vengono intercettati troppo presto per poter agire con successo. Per questo il comandante del Bluefin (nome fittizio per il sommergibile USS Cusk, all'epoca in servizio), William Talbot (Ford), si incarica di interessare i suoi superiori al problema...Leggi tutto chiedendo che possano essere montati sul mezzo dei lanciamissili per proiettili di lunga gittata. Un'operazione complessa, che l'ammiraglio Scott (O'Neill) fa capire come richieda un impegno finanziario notevole nonché una lunga preparazione dell'equipaggio. Ma Talbot è deciso; e lo è pure con la segretaria dell'ammiraglio, la bella Karin Hansen (Lindfors), danese figlia di un pescatore a cui un'operazione militare in mare ha rotto la preziosa rete: Talbot non la molla un attimo da quando la incontra e lei, pur con una certa iniziale ritrosia, ricambia. Alla prima uscita in jeep, a dire il vero, bacia d'improvviso il comandante con trasporto; ma lo fa con tutti, dice, per risparmiar tempo: la vede come una missione per far felice l'Esercito americano. Che poi però non le si chieda di andare oltre a quel bacio. Talbot allora si offende, non ci sta, e decide di conquistarla. Normale intermezzo romantico che precederà gli ovvi drammi legati alla vita di un marine. L'amicizia virile con gli altri soldati, i contatti continui coi superiori, i corsi di addestramento permettono al film d'inserirsi in un genere dalle coordinate ben chiare, a cui un giovane Glenn Ford dà la giusta vivacità, pur nei limiti di un film che ha l'obbligo di mantenere – visto il tema – una forte seriosità di fondo. La segretaria danese che ha il particolare volto della Lindfors è personaggio meno stereotipato del previsto al quale inizialmente non mancano sfumature ironiche piuttosto curiose. Da ricordare il buffo incontro/scontro in aeroporto col generale e i precedenti intoppi burocratici per raggiungerlo. L'ultima parte invece sfuma nel melodramma e nel convenzionale facendosi sempre meno interessante.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/02/19 DAL DAVINOTTI
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