Hans Epp è un mercante di frutta frustrato e depresso, che sfoga tutta la sua rabbia sulla moglie ed eccedendo nell'alcool. Tutte le tematiche care a Fassbinder sono racchiuse in questo film (incomprensione familiare, frustrazione sessuale, incomunicabilità degli affetti). Un film che è la carta d'identità di Fassbinder e nel quale il regista esprime tutta la sua disillusione verso il mondo che lo circonda.
Il volto abulico e dolente del fruttivendolo Hans personifica l’incurabile male di esistere di una piccola borghesia schiacciata dal peso delle istituzioni (famiglia di origine, matrimonio, adesione coattiva ai valori di classe) e dalla freddezza dei sentimenti. Fortemente naturalista, il linguaggio cinematografico è in tipico stile Fassbinder, con dialoghi concisi e penetranti, pieno controllo degli ambienti (l’appartamento, le piazze, il bar) e un ponderato utilizzo di flashbacks dalle finalità esplicative e insieme drammatiche. Molto intensi e partecipi Hirschmuller e la Herrmann.
MEMORABILE: Hans apatico e sconsolato al davanzale della finestra; il brindisi suicida.
Ennesimo ritratto fassbinderiano di un proletario (ad un certo punto in cerca di elevarsi, sotto il profilo economico) oberato e completamente stritolato dalle convenzioni e dalle trappole sociali. I bersagli sono quelli soliti: la famiglia, il matrimonio, la religione, il denaro. Efficaci le prove dei due protagonisti, mentre non si dimentica il personaggio della Caven (oltre che la sua bellezza e bravura). Opera minore nella carriera del regista tedesco, ma pur sempre un buon film.
Fassbinder colpisce sempre per la crudezza e la sua amara visione della vita. Le storie che racconta sono tracce di un'umanità sola e affranta dalla durezza dell'esistenza e dall'implacabile scorrere del tempo. Il fruttivendolo del film siamo un po' tutti noi senza finzioni. Buona l'interpretazione di tutti, con una Schygulla che comincia far vedere di cosa è capace.
MEMORABILE: Il dialogo tra la birra e lo schnapps.
La storia di un fallimento umano su tutti i fronti, da quello familiare a quello professionale e sociale, di Hans - bistrattato dalla madre e ingannato dalla moglie - che, dopo tante traversie, è costretto a fare il venditore di pere tra i caseggiati della città. Un'opera certamente minore del regista tedesco, molto risicata e al risparmio sia tecnicamente che nei dialoghi ridotti all'osso e con i soliti caratteri squadrati con l'accetta a individuare le tipologie adatte a esemplificare una tesi pessimistica di fondo piuttosto arcaica e invecchiata male. Recitazione modesta.
Caustico, risolutivo e già fassbinderiano fino al midollo spaccato di non-vita di una famiglia borghese tedesca. Mistura indissolubile - che vedrà poi nei lavori futuri il massimo perfezionamento – di umana pietas e capacità di drammatizzare ogni dialogo e inquadratura. Flashback imperfetti, qualche strappo di montaggio, ma rimane sempre puro pathos sottopelle capace di raccontare l’autodistruzione e l’impossibilità di realizzazione affettiva e lavorativa, l’imprevedibile disumanità e alienazione nonchè le sfumature più crudeli delle persone.
MEMORABILE: Il ritorno di Hans dopo l’ubriacatura; Il dialogo in famiglia mentre si mangia il dessert; La sempre grandissima Hanna Schygulla.
Tra passato e presente, la vita di un venditore ambulante disprezzato in famiglia e tradito dalla moglie dopo che l'aveva gonfiata di botte sotto gli occhi della figlioletta. Un uomo sgradevole che pur suscita la nostra pietà nell'ultimo gesto, coincidente con un sarcastico elenco di fallimenti... Radicale nel suo pessimismo ma meno riuscito di altre opere del regista a causa di una certa sciatteria nella messa in scena e della scarsa espressività del protagonista, anche se è possibile che siano scelte volute per sottolineare l'ordinarietà della sua parabola umana.
MEMORABILE: La domanda della bimba: "Il mio babbo morirà?" e la risposta dell'infermiera: "Tutti dobbiamo morire prima o poi"; I brindisi nell'epilogo.
Dopo il ritorno dalla legione straniera un uomo diventa un fruttivendolo ambulante. Ritratto di un singolo in epoca postguerra durante la quale il "sogno" tedesco di riaffermazione sociale si schianta nella depressione. Prima parte anche violenta nei modi e sublimazione dell'ipocrisia nel prosieguo; tutti sono dei mostri ed educano l'unica bambina. Il film è girato in economia e ha dialoghi brevi ma efficaci. Anche la religione è presente, tra l'impotenza e la connivenza.
MEMORABILE: Le botte alla moglie; L'unico amore al funerale; I brindisi fino alla morte.
Hanna Schygulla HA RECITATO ANCHE IN...
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HomevideoXtron • 12/12/18 18:45 Servizio caffè - 2229 interventi
Il dvd RHV
Audio italiano e tedesco
Sottotitoli in italiano
Formato video 4/3 fullscreen
Durata 1h24m47s
Extra: intervista ad Irm Hermann e Hans Hirschmuller