Il male dentro - Film (2024)

La licantropia per irosa che lei sia non arreca più malia. Ormai assurta a terremotato allegorificio non meno del coté zombesco (con la coming of age sempre ai posti di comando), non le restano molte possibilità e spazi di manovra metaforica. Non diremo quale sia la vera bestia interiore e a quale oblativa escamotage ricorre Farrell per farcela in barba, anche perché più che esclamazioni di sorpresa ne strappa ben altre di ingiuria. Diremo però che il cartello di certa stereotipia psicanalitica appiccicato sulla schiena dell'archetipo mannaro ha reso la luna più storta che piena.

Una bambina che soffre d'asma vive nel bosco con madre, nonno materno e un padre piuttosto strano, che poi si scopre essere un licantropo. Atmosfera tra il dramma e il fiabesco (resa bene dall'ambientazione), una sceneggiatura piuttosto basilare, un risultato con alti e bassi, che trova il suo momento più interessante per il pathos espresso intorno al minuto 85. Finale ambiguo e alcuni concetti piuttosto confusi, mentre la caratterizzazione dei personaggi è abbastanza accurata e la resa del licantropo nella media. Guardabile, ma senza grosse pretese.

In una famigliola rurale, la bimba asmatica è preoccupata per i comportamenti strani del babbo e con ragione, considerato che è un licantropo, come ci viene spiattellato a pochi minuti dall'unizio. La striminzita trama ruota tutta attorno a questo presunto segreto, con la mamma che vuole tenerlo nascosto e il nonno giustamente preoccupato, fino alla parte finale in cui si cerca di dare alla storia un significato metaforico ma a questo punto lo spettatore ha già perso la pazienza a fronte di un film che vuol essere un pensoso horror d'autore ma risulta solo noioso e inconsistente.