I conquistatori degli abissi - Film (1966)

I conquistatori degli abissi

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La nostra recensione di I conquistatori degli abissi

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Avventura spettacolare così come si intendeva negli Anni Sessanta, in cui la trama è minimale, assolutamente secondaria rispetto alle riprese subacquee e alle sorprese celate negli abissi. Insieme ai sei scienziati che ne compongono l'equipaggio, guidato dal comandante Standish (Bridges), partecipiamo al viaggio dell'Idronauta, una sorta di “Nautilus” a reattore nucleare lanciato in giro per il mondo a piazzare sensori in grado, una volta installati, di entrare in contatto e segnalare l'insorgere di terremoti. Perché questo è l'obiettivo: prevenire sismi potenzialmente devastanti. I sensori – simili a grosse boe in metallo - dovranno essere...Leggi tutto ancorati al fondo del mare e azionati permanentemente. Un lavoro che in realtà potevan fare dei semplici tecnici, si direbbe, e che viene invece affidato a un gruppo di valenti studiosi: cinque uomini (Standish compreso) e un'avvenente biologa emancipata (Eaton) che ovviamente metterà in subbuglio gli ormoni dei più giovani.

Dopo un prologo interlocutorio - utile solo a mostrarci lungamente un gruppo di balene riprese dall'elicottero - e una riunione scientifica in cui vengono fissati gli obiettivi della missione, l'unico da convincere resta il professor Hank Stahl (Wynn): grande genio ideatore di un fondamentale “gas respirabile”, vive sotto il mare in perfetta solitudine. Ci penserà Standish a farlo entrare nel gruppo. Tutta la prima parte dell'avventura però, da qui in poi, è terribilmente scipita, in buona parte ambientata all'interno del sommergibile, fitta di dialoghi superflui, di ammiccamenti della bella Shirley Eaton, di piccole scaramucce tra scienziati e osservazioni del mare con conseguente sfilata di pesci di ogni genere, da soli o in gruppo. Ci si diverte un po' di più quando compare in scena un gigantesco serpente di mare, nota creatura mitologica, mentre si continua a faticare nel rendere interessanti gli scambi a bordo, limite evidente di un film scritto sapendo che ciò che conta è sempre l'impatto spettacolare. Che nel finale in piena eruzione vulcanica in effetti qualcosa guadagna, restando però sempre nei limiti della produzione modesta, eminentemente commerciale.

Si punta al Panavision, al Metrocolor e la fotografia risplende, le scene subacquee affascinano, ma la pellicola lascia scarsa traccia di sé e nel cast l'unica a farsi notare (anche grazie alla statuaria bellezza, naturalmente) è la Eaton, gli altri si confondono tranne forse Stahl, più scorbutico e caratterizzato rispetto ai compagni di viaggio. Grande senso del dovere in Standish, che di fronte a un giacimento di cristalli del valore di milioni di dollari che in un paio d'ore di raccolta li renderebbe tutti ricchi, riparte appena ricevuto l'ordine di piazzare distante da lì l'ennesimo sensore facendo infuriare Volker (McCallum), che il giacimento aveva appena scoperto... Effetto simpatia coi porcellini d'India che ripetutamente ruzzolano per le stanze quando il sommergibile balla. Mah...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/04/23 DAL DAVINOTTI
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