Poco riuscito film biografico sulla vita di Mané Garrincha, uno dei più forti calciatori brasiliani di tutti i tempi. Il materiale interessante non mancava di certo, sia a livello sportivo che privato (Garrincha veniva dalla povertà, vinse due mondiali ed ebbe 14 figli), ma la banalità della sceneggiatura con i suoi troppi salti temporali azzoppano in modo completo quello che poteva essere un buon film rievocativo. Solo per fanatici come il sottoscritto.
Una deludente trasposizione cinematografica della vita calcistica e non del grande Garrincha, uomo ignorante ma provvisto di grande sensibilità, colui che disegnò una parabola meravigliosa ma discendente del campione. La narrazione non cerca colpi ad effetto ma, allo stesso tempo, non analizza i personaggi. Garrincha, ala destra formidabile, meritava di più.
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Manoel Dos Santos "Garrincha" nacque nel 1933 a Pau Grande (Brasile). Il nome d'arte gli fu assegnato dalla sorella che vedendo le sue gambe esili, storte e magre lo paragonò ad un passero tropicale divoratore d'insetti che veniva così chiamato. Tale deformazione delle gambe dell'atleta furono provocate dalla poliomelite che lo colpì a 6 anni. Tale malattia provocò l'accorciamento della gamba destra di circa 6 centimetri. Nonostante questo Garrincha si affermò come l'ala destra più forte di tutti i tempi. La sua finta ingannava qualsiasi difensore lo marcasse. Ha vinto 2 Campionati del Mondo di Calcio (1958-1962). Ritiratosi all'alba degli anni 70 la sua vita scadè nell'abuso di alcool. Morì dimenticato a Rio de Janeiro nel 1983, minato dalla cirrosi epatica.