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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Shiryo no wana 2: Hideki
Anno: 1992
Genere: drammatico (colore)
Regia: Izô Hashimoto
Note: Sequel di "Evil dead trap".
LE LOCATION
L'IMPRESSIONE DI MMJ
Il primo EVIL DEAD TRAP si era segnalato come un onesto splatter estetizzante in puro stile giapponese: un thriller delirante ambientato all'interno di una fabbrica abbandonata in cui il solito assassino invisibile macellava le sue vittime nei modi più assurdi. Il sequel, imprevedibilmente, cerca invece di inserirsi nell’horror d'autore rallentando i ritmi, puntando alla qualità delle immagini e abbandonando quasi del tutto la via splatter. C'è qualcosa nel finale (alquanto surreale, pur se imparagonabile alle follie visto nel primo capitolo), c'è...Leggi tutto un po' di sangue sparso qua e là, ma è evidente quanto al regista interessi molto di più raccontare la storia della sua protagonista, una ragazza introversa (praticamente muta), grassa e complessata che attraversa il film quasi in catalessi. Fa la proiezionista e intesse uno strano rapporto con un tipo ancor più bizzarro. Nel frattempo, nei dintorni, il solito serial killer comincia le sue stragi. Non si può negare la qualità nell'immagine e nella scelta di alcune riprese, ma la fiacchezza della regia - non supportata da una sceneggiatura decente - finisce col vanificare ogni sforzo. Piacerà forse a chi ama svisceratamente le atmosfere rarefatte tipicamente orientali, ma la chiara assenza di sostanza è difetto insormontabile e l'ingenuità di fondo rende la cosa abbastanza grave. Fotografia di classe, un finale che ha qualcosa del Dario Argento di PHENOMENA e TRAUMA. L’aver però completamente abbandonato ogni collegamento col primo EVIL DEAD TRAP, compresa l'ingenua follia splatter, è un controsenso.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Quello che si dice un buon film:
Undying - Non male, dopotutto:
Il Gobbo - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Marcel MJ Davinotti jr., Trivex
La storia della reporter d'un morboso telegiornale incentrato sulla cronaca nera si incrocia con quella di una brutta (e grassa) proiezionista serial killer, posseduta da Hiroku (the Goblin). A differenza del primo capitolo qui il budget garantisce una messa in scena di notevole spessore (fotografia e scenografia) ma il film, rispetto al tema, fa un passo indietro, sviluppandosi lentamente e senza impennate gore (che si manifesta -ormai inatteso- in un finale altamente suggestivo ovvero il duello femminile tra le tende bianche e nell'acqua). Materno.
MEMORABILE: Il braccio spezzato e conseguente taglio della mano.
Puro estremismo nipponico, un cinema all'insegna del fuori di testa, più rivolto Tsukamoto e Miike che all'elegante, in fondo algido riammodernamento delle ghost-stories tradizionali che hanno avuto un successo mondiale. Psicanalitico e narrativamente accidentato, benissimo girato, non facile da seguire ma interessantissimo. Meglio del primo? In realtà diversissimi, non comparabili. Certamente da vedere.
Il film presenta una trama piuttosto complessa, che richiede la massima attenzione da parte dello spettatore (sconsigliato dopo libagioni, il sonno è in agguato!), con particolare attenzione per la ricerca dei significati simbolici materiali e psicologici (almeno così mi è sembrato..). La ricerca dell'estrosità e dell'originalità comunque svilisce il prodotto, presentato come il possibile sequel del più riuscito capitolo primo, ma assolutamente distante da quest'ultimo anche in termini di apprezzabilità, almeno per chi cerca la pellicola horror.
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