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La nostra recensione di Denti da squalo

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Cosa ci fa uno squalo in una piscina? Dà il titolo al film, più che altro. E un senso, si vorrebbe, anche metaforico. Fa un po' THUNDERBALL, se vogliamo, ma il trasferirlo in una piscina tra i pini della macchia romana il suo bell'effetto lo ottiene. Anche perché è realizzato bene (per quanto fasullo, metà “animatronico” e metà digitale) ed è ripreso al meglio; sa mostrarsi in tutta la sua potenza evocativa, si avvicina minaccioso al piccolo Walter (Menichetti) che si è tuffato attratto dal fascino del luogo, abbandonato: il ragazzino lo vede...Leggi tutto e resta di stucco, stregato. Tornerà lì poco dopo, fino a quando non capirà che quella torretta nel verde con la piscina alla base è di un boss locale chiamato Il Corsaro (Pesce).

A fare da custode alla piscina c'è un ragazzo con qualche anno più di lui, Carlo (Rosci), che si atteggia a duro ma senza averne i numeri. I due fanno amicizia e si occupano di sfamare la bestia. In poco tempo Walter, un solitario che vive con la madre (Raffaele) vedova di un marito (Santamaria) da poco morto sul lavoro, si lascia traviare, e accetta di lavorare con Carlo per Tecno (Scattaretico), il giovane bulletto della zona, finendo in un giro ovviamente poco raccomandabile. Perché in fondo quel che si racconta è una volta di più una storia di ordinaria malavita romana, con le sue regole, i suoi scontri, anche se per metà film ci si era adagiati nel raccontare il non troppo significativo rapporto tra Walter e Carlo, col pescecane e la madre del più piccolo a fare alternativamente da occasionali partner.

Santamaria, che nella parte del padre defunto appare in sogno al figlio per qualche spiccia lezione di vita, fa poco anche lui. Bisogna aspettare l'entrata in scena del Corsaro verso la fine, per riuscire a trovare qualche scambio più pregnante; merito anche del carisma di un ottimo attore come Pesce, per forza di cose molto più incisivo degli ancora inesperti Menichetti & Rosci; la centralità del primo è evidente: è sul suo personaggio che si costruisce il film, sul suo crescere nel coraggio, nella convinzione di voler seguire l'esempio paterno (papà era un criminale, grande amico del Corsaro), nel guardare in faccia sprezzante chi ti sta di fronte senza mai subirne l'aria di costante sfida. Ma l'ambito in cui ci si muove non offre granché, le situazioni in cui i due protagonisti si trovano non lasciano il segno e costruirci intorno dialoghi interessanti non è facile. Si prova a buttare lì qualche sdrammatizzazione ironica tipicamente alla romana che funziona sempre, a sviluppare qualche interazione con lo squalo che come presenza iconica si sente, ma i siparietti con la madre preoccupata di un figlio con cui la comunicazione è complicata sono banali, spesso artificiosi, e anche la pur brava Virginia Raffaele non sembra poter migliorare le cose.

Insomma, un film che, al di là dei quarti di bue rubati e dello squalo, non è né carne né pesce: si ferma in una terra di nessuno senza riuscire a trasformare la lentezza tipica di certo cinema d'autore in una profondità che infonda vero spessore, né affonda mai il colpo. La qualità nella mano che riprende c'è, ma si aspetta Davide Gentile alle prese con una storia più pregnante, che sappia staccarsi dalla routine romana con la solita spiaggia di Ostia, i piccoli criminali, i faccia a faccia tesi, i pugni e gli sguardi truci. Non basta aggiungerci un bambino, pur dallo sguardo intenso (e un po' troppo trucco sulle ciglia) per cambiare le cose. Bennato e la sua "Quando sarai grande" chiude sui titoli di coda.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/06/23 DAL DAVINOTTI
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Markus 15/06/23 12:47 - 3766 commenti

I gusti di Markus

L'esordio al lungometraggio di Gentile non convince troppo. La giusta smania del cinema italiano di avere un nuovo talento capace di ripristinare i tempi d'oro della cinematografia nazionale si sta rivelando impresa ardua, soprattutto perché si ripiega - per sfinimento - ancora nel filone di Roma criminale (perché non Cuneo, almeno per cambiare) e a scelte registiche da Spielberg... all’amatriciana. Ci sono qua e là buone intuizioni e tutto sommato convincenti interpretazioni dei giovini qui presenti, ma nel complesso è un'opera tediosa che non aggiunge nulla a quanto già visto.

Galbo 8/10/23 17:37 - 12655 commenti

I gusti di Galbo

L'esordio nel lungometraggio del regista Davide Gentile è un racconto di formazione ambientato nel litorale romano, in un contesto di microcriminalità ben riprodotto dal regista. Il "valore aggiunto", abbastanza originale c'è da dire, è rappresentato da un temibile squalo che nuota nella piscina di una villa semiabbandonata. La situazione è intrigante e il film è tecnicamente ben realizzato, con buone prove degli interpreti e una valida ambientazione, sebbene la storia non siaè adeguatamente sviluppata dalla sceneggiatura.

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