Dear mr. Gacy - Film (2010)

Un giovane decide di fare una tesina di criminologia sul famoso serial killer John Wayne Gacy, detenuto nel braccio della morte. Intraprende una corrispondenza, poi si telefona giorno e notte, e alla fine lo incontra prima dell'esecuzione. Ma la personalità manipolatoria del criminale fa detonare la sua fragilità adolescenziale, prima della drammatica catarsi finale. Non so se le cose siano andate proprio così (è tratto da una storia vera), però il film è interessante e giustamente sgradevole, grazie anche alla buona interpretazione di Forsythe

Il contatto col male fa emergere i nostri incubi. Sapere che si tratta di una storia vera (per studio un ragazzo diventa “amico” del serial killer condannato a morte, ma è risucchiato nel vortice del delirio dello psicopatico) mette ancor più disagio di quanto già non procuri un film capace, a sua volta, di irretire lo spettatore e trascinarlo con sé: dentro l’abisso dell’omicida (un magnetico Forsythe), e dentro quello dello studente che rimane invischiato nella sua stessa trappola, diventando così “l’ultima vittima” del mostro. Inquietante.

Chi è più ipermetrope: l’abisso o chi lo guarda? Lo studio del male è esso stesso il male? Il fascino per il serial killer è un salvacondotto catartico che garantisce assoluto distacco? Domande che sarebbe stato interessante girare a Gacy e al laureando che l’ha proditoriamente approcciato, capendo troppo tardi la sperequazione tra gioco e giocatore. Rivstovki le rende invece il più retoriche che può: Gacy è una nube radioattiva e non sarà ingabbiandola che se ne riduce la tossicità. Impressionante carica elettrostatica di Forsythe a parte, andazzo teoremico piattamente televisivo.