Bogota: City of the lost - Film (2024)

Un giovane si trasferisce a Bogotà per tirare a campare, ma il suo sogno è tornarsene in Corea... Dramma sempre attuale quello dell'immigrazione forzata, soprattutto per chi non scorda le proprie origini; nel caso in questione, d'altronde, è forte la curiosità non solo di scoprire se l'infaticabile protagonista realizzerà il suo sogno, ma anche (e soprattutto) se ci riuscirà mantenendosi onesto. Pur non essendo la trama baluardo di originalità, è accattivante e può comunque contare su ritmo, azione e un cast accettabile, mentre il finale (inevitabile) non sorprende ma fa riflettere.

Risaputo romanzo di formazione di un criminale dal basso rango alla gavetta. Non solo non c'è nulla di nuovo, ma anche la trama risulta un po' scipita e priva di autentiche asperità. A convincere poco è proprio il protagonista, dai tratti troppo puliti e senza doppi fondi psicologici. Solo Kwon Hae-hyo pare all'altezza di una storia materiata da tradimenti e finte amicizie. Incuriosisce, invece, la descrizione di una comunità coreana all'interno della società colombiana anche se, anche qui, le tensioni sociali e razziali sono definite con approssimazione.

Oppressa dai debiti, una famiglia sudcoreana si trasferisce in Colombia in attesa di poter emigrare negli USA... Lo spunto poteva essere interessante, ma ben presto la trama si incanala nei binari ordinari dell'ascesa nel mondo criminale da parte del figlio diciannovenne che si dà al contrabbando dapprima spinto dal bisogno di aiutare i genitori, poi in maniera sempre più intraprendente e spietata, mentre i rapporti tra la comunità sudcoreana e la malavita locale sono appena abbozzati. Messa in scena discreta ma film con poca personalità e un protagonista poco convincente.