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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Un film molto particolare, che all'assenza cronica di una trama che riesca a dargli veramente un senso, sostituisce semplicemente la descrizione di un tipo d’uomo abbastanza comune: l'alcolizzato senza speranze, che passa da un bar all'altro faticando a reggersi in piedi. A dare sostanza all'esperimento ci pensa un Mickey Rourke in stato di grazia, mai più in carriera cosí malconcio, instabile, lunatico, disperato, perduto: cammina con un'andatura più simile a quella del mostro di Frankenstein che a quella umana, tiene le palpebre sollevate quasi per miracolo, è vestito sempre allo stesso modo e comunica un senso di sporcizia indescrivibile ("Ehi...Leggi tutto amico, ma non ti cambi mai le mutande?", gli fa notare un infermiere finitogli in casa su sua stessa segnalazione). La vita del fallito si addice terribilmente a un Rourke che pare divertirsi un mondo a dare di sé la peggior immagine possibile. Ma l'ironia non gli è mai mancata, e in un film così non poteva che raggiungere - a tratti - vette quasi sublimi: spesso ci si diverte, insomma, e in un modo diverso dal solito. Faye Dunaway, che gli fa da spalla fino all'arrivo di Alice Krige fornendogli la perfetta controparte femminile, si assortisce eccezionalmente. E’ un peccato che anche la regia, competente, di Schroeder si lasci un po' trascinare nell’inedia seguendo la sceneggiatura troppo svogliatamente, perché con un po' di grinta in più e un montaggio meno soporifero avremmo di fronte un gran bel film. Così invece resta una splendida occasione perduta, forte di un umorismo mescolato a profonda tristezza e di un protagonista irripetibile.

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Lele Emo 28/03/07 12:22 - 184 commenti

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Teoricamente lo spaccato di vita di un vero "moscone da bar" qual'era Charles Bukowsky, che partecipò come consulente al film. Da notare infatti che Rourke porta il nome dell'alter-ego Bokowskiano: "Henry Chinasky". Il film è davvero forte, teso e ricolmo della tristezza degli alcolizzati, Mickey Rourke è assolutamente perfetto per interpretare questa parte da "sozzo", Faye Dunaway è altrettanto entusiasmante. Il tutto però è un po' troppo romanzato e nel complesso poco elaborato. Buono il film fine a se stesso, esagerato nell'intento biografico.

MTMPsicosi 22/07/07 19:38 - 11 commenti

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Dall'unica sceneggiatura scritta da Bukowski, una delle tante avventure del suo alter ego Chinaski presa e portata di forza sulla schermo. I risultati sono quelli che sono, purtroppo. Guardare questo film equivale a leggere una delle tante storie (pare autobiografiche) firmate dal genio Bukowski che sulla carta funzionano molto di più. Vuoi per il poco (pochissimo) coraggio del regista, vuoi per Rourke in perenne stato di gigioneria, il film stenta a decollare ed offre una semplice quanto triste sequela di ubriacature, sesso e risse. Troppo poco.

Jandileida 20/09/10 19:21 - 1567 commenti

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La differenza tra il Bukowski poeta e romanziere e l' "Hank" sceneggiatore c'è e si vede: trascinanti, amari, divertenti e malinconici i romanzi ed i racconti mentre un po' più piatta e meno profonda è la sceneggiatura scritta per Schroeder. Nonostante questo il genio del tedesco emerge que e là (come ad esempio nella scena finale) ed il film si avvale, ed a volte si riduce, della gigantesca prova di Rourke che si tramuta in Chinaski: sporco, maleodorante e sbevazzatore impenitente. Non troppo ispirata la regia, brava la Dunaway.

Herrkinski 15/12/14 04:00 - 8122 commenti

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Da una sceneggiatura di Bukowski, che ovviamente pesca dai propri racconti originali e mette in scena il suo Henry Chinaski grazie a uno strepitoso Rourke (come sempre assoluto trasformista, totalmente calato nel personaggio, sia fisicamente che a livello recitativo). Niente male nemmeno il resto del cast, con una brava Dunaway, così come la fotografia notturna tra sobborghi urbani e neon, tipicamente ottantiana. Schroeder in regia sonnecchia, anche se forse è una scelta voluta; potrebbe annoiare chi non gradisce le fonti d'ispirazione iniziali.

Pessoa 24/08/17 23:01 - 2476 commenti

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Schroeder porta sullo schermo fra molte polemiche una storia scritta e sceneggiata dallo scrittore americano Bukowski, che ripercorre alcuni episodi della sua vita travagliata tra alcol e altri eccessi. C'è un bravo Rourke che beve e barcolla per tutto il film, fra botte e letti alquanto promiscui. Il degrado di un'America che il 4 di luglio rimane in casa a bere viene fuori tutto, sebbene la vicenda sia spesso piuttosto lenta, ma chi si aspetta la grande poesia bukowskiana farebbe meglio a cercarla fra le pagine dei suoi libri. Non per forza!

Mickes2 8/04/20 22:36 - 1670 commenti

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Un altro pezzo del puzzle dell’indimenticabile “perdente scansafatiche ubriacone che scrive”. Questa volta è sua anche la sceneggiatura dalla quale emerge lo stile dello scrittore molto vicino al suo alter-ego, attento ai caratteri, agli umori, al tentativo di far uscire fuori dalle pagine la deriva assurda, disillusa, malsana, autodistruttiva; ma anche partecipe, epidermica da farti quasi sentire l’odore dell’alcool, per alcuni versi commovente. La regia minimale di Schroeder però manca in qualcosa, diversamente ha fatto Hamer con Factotum.

Paulaster 21/07/20 09:52 - 4427 commenti

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A un ubriacone viene pubblicato un racconto. Bukowski scrive la sceneggiatura che parla di bar, bevute e sesso occasionale. Il protagonista che inscena i panni del beone è Rourke e ha buone movenze; risulta anzi meglio di Dillon nell'analogo Factotum. La Dunaway, anche se imbruttita, non rende come donna mezza matta. La regia non ha gran spunti e sembra omaggiare più che altro la vita nei bar malfamati di Los Angeles. Fotografia e ambienti che danno il giusto quadro della vita notturna.
MEMORABILE: Rourke col volto insanguinato in casa; Le botte tra le donne al bar; Le scazzottate col barista.

Noodles 14/02/24 21:04 - 2233 commenti

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Visto che alla sceneggiatura c'era uno dei più grandi scrittori americani del '900, era lecito aspettarsi qualcosa di più; invece ecco una storia fondamentalmente sempre simile a se stessa e con pochi sussulti. Barbet Schroeder è però molto bravo nel raccontarla, specie con l'utilizzo di un'interessante fotografia scura. Il film è poi diretto in maniera piuttosto realistica e racconta bene il mondo degli etilisti da bar. Un buon film insomma, che però soffre di una certa ripetitività. Cast assolutamente all'altezza, specie il protagonista Mickey Rourke. Merita senz'altro un'occhiata.

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  • Curiosità Nemesi • 26/03/09 09:57
    Disoccupato - 1670 interventi
    Charles Bukowski, soggettista e sceneggiatore del film, al bar in cui Henry (Mickey Rourke) conosce Wanda (Faye Dunaway):


  • Musiche Samuel1979 • 15/07/12 19:46
    Addetto riparazione hardware - 4195 interventi
    Il brano "Hip Hug-Her" del gruppo Booker T. & The MG's fa da colonna sonora ai titoli di testa.
    Ultima modifica: 16/07/12 08:49 da Zender
  • Curiosità Zender • 19/01/21 17:58
    Capo scrivano - 47804 interventi

    Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:

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