Insolita produzione polacco/giapponese che tratta uno dei temi visibilmente più clou dell'ultimo decennio: l'immedesimazione nella realtà virtuale. In un mondo sempre più avanzato c'è anche chi ne trae lucro da queste simulazioni di vita. L'atmosfera è futuristica quanto basta, la fotografia è sublime e le musiche eccezionali. Peccato per il ritmo lentissimo che fa sfociare il film in una pretenziosità del tutto fuori luogo.
Alienazione e ascesa nel mondo dei videogiochi... Assodata la banalità dei presupposti e la convenzionalità disarmante (e post Matrix) delle conclusioni, il superbo apparato visuale diventa irrilevante. L’enfasi videoludica del racconto non raggiunge mai l’intensità delle meravigliose musiche di Kenji Kawai e il finale, con il concerto live posto a indice di realtà e il “ghost” che invita a nuove e oziose complicazioni, è francamente pretenzioso e demotivante. Caratteri e inquadrature ricalcano Innocence e Ghost in the Shell ma è tutta maniera e forma e sconfortante assenza di interiorità.
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