Note: L'episodio di Truffaut appartiene alla saga Doinel assieme a "I quattrocento colpi", "Baci rubati", "Non drammatizziamo è solo questione di corna" e "L'amore fugge". Andrzej Zulawski è accreditato nei titoli di testa come regista di alcune sequenze.
Non imbarazza parlarne il sapere che è stato in gran parte massacrato dalla critica ufficiale. Il fatto è che l'episodio di Truffaut (***½) è molto bello, oltre che toccare uno dei drammi dell'eros giovane (riuscire gradito ai genitori dell'amata, ma non all'amata...), mentre gli altri non convincono proprio. Melenso il tedesco (*½), retorico il polacco (*½), eccessivo il giapponese (ma con qualche trovata visivamente interessante: **), davvero tremendo l'italiano (*½), del quale si salva solo lo stuzzicante volto della Gajoni.
MEMORABILE: Léaud che parla coi dirimpettai di finestra.
Disomogeneo e divagante, delude per i tre quinti. Eccezion fatta per l’episodio di Truffaut che ha un suo preciso valore in quanto prosegue il ciclo di Antoine Doinel incominciato con l'immenso I Quattrocento colpi, gli altri sono un clamoroso fallimento a causa di banalità e retorica (Rossellini, Ishihara, Ophulus) e caotiche pretenziosità (Wayda).
MEMORABILE: Nell'episodio di Truffaut, Colette invita a cena in famiglia Antoine e lei... esce con un altro!
Prezioso l'episodio diretto da Truffaut, in cui ritroviamo Antoine Doinel diciassettenne, finalmente indipendente e in preda ai turbamenti amorosi per la splendida Colette/Marie-France Pisier. Da una vicenda apparentemente banale (lui si innamora di lei, che lo considera solo un amico e gli preferisce un ragazzo più grande e belloccio, in barba alla "affinità delle anime"), Truffaut costruisce un piccolo miracolo di equilibrio e sensibilità, senza un gesto o una parola di troppo. Essenziale per comprendere lo sviluppo dell'universo-Doinel.
MEMORABILE: Nell'episodio "Antoine Colette", il goffo (e affettuosamente comico) tentativo di bacio attuato da Antoine durante un concerto.
Il tema dell'amore, trattato in cinque modi diversi da altrettanti registi, ognuno dei quali lo approccia con la sua sensibilità. Il migliore nel descrivere la natura fatua dell'amore a quell'età è Wajda (che ci aggiunge anche un breve e gratuito segmento bellico). Bello anche il segmento di Truffaut che ha come protagonista Antoine Doinel (necessario quindi per proseguire la saga). Gli altri sono francamente trascurabili quando non brutti (Rossellini ma anche Ophuls, che non sembra nemmeno lui).
"Antoine e Colette" di Francois Truffaut (1962). Si trasferisce davanti al suo appartamento; la invita al cinema, ai concerti di musica classica; si fa "adottare" dalla sua famiglia: ma l'amore (h)a vent'anni... Secondo capitolo della saga Doinel. Il realismo poetico di Truffaut appassiona per nitore e discrezione, cattura nell'essenzialità del montaggio il gioco degli sguardi, i dettagli che raccontano, la tempistica dell'amore (mancato): e vorresti non finisse più. Léaud colma il silenzio di ardore e ostinazione. Luci purissime di Raoul Coutard. Malinconia in musica di George Delerue.
Se si dovesse valutare solamente l'episodio di Truffaut, varrebbe almeno ***, gli altri 4 segmenti non vanno oltre ad uno stiracchiato ** (quando non meno). Peccato perché, appunto, l'inizio è buono, col regista francese che ci descrive con grandissima sensibilità i timidi approcci amorosi di Antoine Doinel nei riguardi di una Colette che lo considera solamente un amico. Poi gli episodi successivi sono tediosi con, forse, solo lo spunto iniziale di quello polacco leggermente superiore al resto. Il secondo capitolo Doinel meritava una cornice migliore.
Quasi un classico l'episodio di Truffaut, girato molto bene, con un Léaud credibile. Crudele l'episodio di Wajda, come crudeli sanno essere i giovani, mi ha ricordato il marziano di Flaiano. Terribile il giapponese, ma è un aspetto dell'amore molto reale. Rossellini mescola amore e soldi, dalle soffitte alle ville, lasciando in sospeso un finale immaginabile. Infine l'episodio tedesco, dove il frutto dell'amore fa improvvisamente crescere. Interessanti anche i diversi aspetti di vita nei vari luoghi. Foto di Henri Cartier-Bresson e Jean Aurel.
Nella messe "episodica" dei film a più voci girati negli anni '60, si salva dalla fisiologica inconsistenza di un genere a dir poco spurio, grazie alla spumeggiante ripresa del personaggio di Antoine Doinel da parte di Truffaut. Così se l'amore politico di Wajda e quello represso di Ishihara sono almeno suggestivi, quello di Rossellini risulta rabberciato e quello di Ophuls insostenibile, tutto acquista senso grazie alle corse parigine di Leaud, capaci di restituirci le impellenti necessità e gli improrogabili bisogni d'assoluto dei vent'anni. Quanto disincanto nel tema di Delerue.
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Io da satellite, tramite il vcr. La ragazza... è uscito perfetto, buio con logo di Raitre per il film di Coppola, poi dopo 90 minuti torna, con un pezzo dell'inizio del film di Blake Edwards.
Visto solo l'episodio di Truffaut (ma prossimamente vedrò anche gli altri, pur sapendo che sono ben inferiori): bello. Della saga di Doinel adesso mi manca solo l'ultimo episodio "L'amore fugge". Devo dire che ripensandoci, ho un po' sottovalutato "Non drammatizziamo..." che vale *** e non **! come gli ho affibbiato all'epoca. Quando scrissi il commento non avevo ancora visto gli altri episodi che l'avevano preceduto (con l'esclusione de "I 400 colpi") e quindi non l'avevo inquadrato correttamente (forse dovrei rivederlo per riscrivere il commento).
DiscussioneZender • 17/05/12 13:32 Capo scrivano - 47182 interventi
Se vuoi farlo non c'è problema, caro Caesars. Basta rispostarlo qui e ci penso io.
Rebis ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Domenica 29 APRILE ore 02:10 su RAI 3 Dice Homesick: Disomogeneo e divagante, delude per i tre quinti. Eccezion fatta per l’episodio di Truffaut che ha un suo preciso valore in quanto prosegue il ciclo di Antoine Doinel incominciato con l'immenso I Quattrocento colpi, gli altri sono un clamoroso fallimento a causa di banalità e retorica (Rossellini, Ishihara, Ophulus) e caotiche pretenziosità (Wayda).
Rebis è chiamato a vederlo tutto...
Ahahaha!!! Proprio non ti è andata giù la mia "mono recensione", eh... Comunque l'avevo adocchiato, vedremo che si può fare :)