Interessante regia (firmata Pang Bros prima del loro tracollo) che sfrutta due sorelle, icone popstar adolescenti, molto famose in patria (come le "2R") e le proietta in un mondo da incubo, dove la passione per la fotografia macabra (Carpe Diem: a seguito di un incidente automobilistico "immortalato") funge da profetico preambolo alla protagonista, destinata ad incontrarsi con un cultore della (vera) morte ritratta su pellicola . Vi sono tracce di Memento ed il film sembra tagliato in due parti (singolare la svolta snuff del secondo tempo).
Si tratta di un film diviso in due parti, in sostanza non correlate tra loro. Nella prima ora il film assume i connotati di dramma psicologico per poi improvvisamente trasformarsi in thriller violento. Soggetto a parte, qui ci sono molte cose che non ho gradito: la fotografia, in primis, che oscura l'ambientazione con continue inquadrature di primissimi piani dei personaggi; molte sequenze oniriche, girate con stile da spot pubblicitario; infine la deprecabile, frequente, presenza di fotogrammi completamente bui (pause).
Bel film. La storia è curiosa: parte come una pellicola drammatica ma, nel secondo tempo, si entra in un campo molto più orrorifico (si parla addirittura di snuff movie); nondimeno il finale fa apparire questa parte del film (che tra l'altro funziona benissimo) come una parentesi inutile. Comunque l'interpretazione delle due protagoniste (Race e Rosanne Wong, nella vita sorelle) è ottima e la confezione molto curata, con belle inquadrature, musiche azzeccate e buona fotografia. Consigliato.
Il film esplora il mondo morboso della morte e delle molteplici facce con le quali si manifesta: perversioni, paura, snuff-video. I fratelli Pang stavolta però mostrano troppo chiaramente le loro carte e la furberia del loro prodotto dalla magnifica fotografia e perfezione stilistica: in poche parole ben confezionato. Ma il film è vuoto, privo d'anima, è come se prendesse in prestito "pezzi" di altre pellicole (Memento mori in primis) e li masticasse senza però assimilarne nulla. Bruttino.
La regia è di uno dei sopravvalutatissimi Pang, e si vede: tanto accuratamente confezionata quanto inerte e pretenziosa. La sceneggiatura sembra un patchwork di situazioni sovrapposte in modo incoerente, in cui sembra di assistere a tanti spunti diversi che non portano da nessuna parte. La trovata finale di virare "ex abrupto" verso il torture-porn, tanto per vivacizzare l'ambiente e svegliare lo spettatore ormai in narcolessia, è francamente patetica e disonesta. La ditta Pang, più che premiata, si rivela ancora una volta fallimentare.
Una studentessa d'arte tristanzuola sviluppa un'ossessione crashistica nei confronti delle immagini di morte, fino a quando interviene una sorta di terapista d'urto: un tizio mascherato la sequestra per menarla di brutto... il Pang Oxide dirige un mix non ben amalgamato fra psicologico e torture porn, puntando molto sullo stile, ma dando sempre l'impressione del fumo usato per nascondere la scarsità dell'arrosto. A tratti suggestivo sia dal punto visivo che acustico, ma non esente da momenti di umorismo involontario (l'innamoratino imbrattato e pungolato) e complessivamente poco interessante.
MEMORABILE: "Vorresti abusare di me, vero?" urla lei che l'ha immobilizzato a terra, costretto a spogliarsi e lo sta minacciando con un coltello
Prodotto proveniente dall'Asia che non riesce a convincermi. In primis per la scelta di usare due stili (thriller e horror) in maniera troppo separata, dividendo il film in due tronconi. La tipica lentezza dei film provenienti da queste lande inoltre non aiuta a migliorare la situazione. La prima parte potrebbe salvarsi nonostante le tipiche scene "vuote", ma passare poi a uno svolgimento al limite del torture horror (neanche tanto interessante) sembra indicare pesanti problemi a livello di regia e sceneggiatura.
Il film è scritto male, anzi malissimo, ma Oxide Pang Chun dirotta l’equipaggiamento sul sonoro, che subentra - molesto e ipnotico - proprio come un personaggio. E se come psyco-dramma fa acqua da tutte le parti, come torture-porn rivela umori e sviluppi sottilmente perversi. A livello di intrattenimento comunque funziona e il volto di Race Wong resta impresso.
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