Pretenzioso drammone sardo con Istevene (Stefano)/Corrado Pani che non vuole vendicare l'omicidio del fratello malgrado le pressioni dell'ambiente. Il casting è sempre stato il punto debole dei film di ambientazione sarda, e questo non fa eccezione; difficile, in particolare per i nativi (come chi scrive), accettare i pur bravi (al solito) Montagnani nei panni di Maineddu (sic. Mai sentito un nome del genere in Sardegna) o Albertini come patriarca barbaricino! Modesto.
Più che un film un trattato sul diritto alla giustizia fai da te in terra sarda. L'esegesi delle fonti di tale ius viene glossato da Piero Livi su un sostrato che attinge pienamente ai mores consuetudinari. Se si subisce un torto familiare tocca lavarne l'onta con una replica sanguinosa. Gli interpreti risultano quasi astratti dal mondo reale, si adattano alla perfezione a un contesto in cui l'arma si sostituisce spesso alla parola. Tutti convincenti, con Pani e il poliedrico Montagnani su tutti. Alla graziosa Tamburi sfugge anche un seno...
MEMORABILE: L'abbandono della chiesa da parte dei fedeli dopo il discorso sociale del parroco; I sogni di Stintino.
Attori fuoriposto (si vede lontano un miglio che non sono sardi eccetto Pani che perlomeno aveva origini sarde), ma film più che vedibile sul tema della vendetta personale. Istevene torna al paese per il funerale del fratello, ucciso perché ha visto troppo, nonostante le pressioni di alcuni parenti rinuncerà all'omicidio del colpevole anche se... Film rarissimo, girato bene che ha come unica pecca la mancanza di attori sardi (sarebbe stato molto più credibile).
Mediocre dramma girato in un paesello sardo, col protagonista che torna da Milano sull'isola perché gli hanno ammazzato il fratello e decide quindi di restare e vendicarsi, ma a modo suo. Se la regìa è corretta e l'ambientazione è forse la cosa migliore del film, a non convincere davvero mai è la sceneggiatura, banale e con personaggi monodimensionali che sparano battute di un'ingenuità micidiale. Peccato, perché l'atmosfera poteva anche funzionare, e c'è Montagnani in un raro ruolo serio.
Un giovane pastore assiste ad un sequestro di persona e viene ammazzato. Il fratello torna in Sardegna per il funerale e secondo tradizione dovrebbe vendicarne la morte, ma lui ha altre idee. Drammone ben girato che cerca di analizzare il mondo chiuso dei pastori barbaricini, dove gli antichi codici contano più di tutto il resto. Errori di casting (Montagnani boss in Barbagia?) e povertà di mezzi non permettono al film di decollare, ma alla fine resta la sensazione di un prodotto dignitoso.
Gli splendidi paesaggi di una Sardegna pre-invasione turistica fanno da cornice a una vicenda già trattata in diversi frangenti e meglio. Il film non è male, ma vi sono frequenti cali di ritmo vertiginosi nonché alcune scene potenzialmente buone rovinate da dialoghi scontati. Ottimo Renzo Montagnani in un ruolo serio che finalmente gli rende giustizia e buono in generale il cast, così come le musiche. Strappa la sufficienza, ma si poteva fare di più.
Secondo lungometraggio di Livi che torna a parlare della sua Sardegna dopo il bel film su Mesina. Questa volta il budget è più consistente e lo si nota dal pregevole cast (con Bucci che ha una marcia in più) e da qualche dettaglio (le maggiori riprese in esterna, l'elicottero dei carabinieri). Forse la storia vira a tratti un po' troppo nel patetico e la logica di certe situazioni potrebbe sembrare ostica ai "continentali", ma è apprezzabile il tentativo sociologico di disgregazione del codice barbaricino e la voglia di progresso sociale di una terra stupenda. Consigliato!
Film dotato di un grande cast che però non riesce a elevarsi particolarmente, vista sia la povertà con cui è stato realizzato, e anche la vicenda non sa rendersi memorabile. A prima vista sembrerebbe l'ennesima storia di vendetta, figlia delle atmosfere degli "spaghetti western"; esemplare è l'arrivo di Corrado Pani nella sua terra d'origine (Sardegna), sotto un sole cocente, mentre incrocia gli sguardi dei vari abitanti. Pian piano, però, la storia prenderà una piega diversa, ma inutilmente. Occasione sprecata.
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