Will Ferrell e John C. Reilly sono i fratellastri del titolo, bamboccioni i cui genitori si sposano in seconde nozze portando i due inevitabilmente a convivere (nella stessa stanza). Il rapporto inizialmente è tutto scintille, anche perché Brennan (Ferrell) e Dale (Reilly) hanno la mentalità di due disadattati fermi all'adolescenza: si fanno i dispetti, si offendono... Poi tutto andrà a posto e ci si aspetta che la sceneggiatura abbia esaurito le cartucce. Sbagliato, perché invece il divertimento continua e le varianti impazzite arrivano a movimentare il tutto, a partire dal fratello di Brenna e sua moglie (insieme ai figli autori di una “Sweet child o'...Leggi tutto mine” eseguita in auto a cappella assolutamente geniale). La regia di Adam McKay è vivace, i due protagonisti in palla e perfettamente adeguati al ruolo e le gag azzeccate (talvolta sorprendenti) sono presenti in numero soddisfacente. Persino il finale, ovviamente telefonatissimo nel suo buonismo hollywoodiano d'accatto, riserva qualche sorpresa (l'abbraccio tra fratelli e il massacro al parco dopo i primi titoli di coda), a chiudere accettabilmente una commedia piacevole, volgare come da ampie previsioni ma valorizzata dall'ennesima riproposizione ferrelliana della sindrome di Peter Pan. Spassoso e naturalmente sciocco, esattamente ciò che si attende dalle commedie con Ferrell.
Tirando troppo, la corda si spezza. La NAC (New American Comedy) si appoggia essenzialmente su Frat Pack e factory di Apatow. I temi sono la fragilità maschile (enunciata in forma di litote in quanto, apparentemente, questi film sono il trionfo della misoginia), l'amicizia e, spesso, l'assenza dei padri e la conseguente immaturità. Stavolta, però, il registro di Ferrell, McKay, Reilly, costantemente in bilico tra camp e kitsch, sbraca nel trash. Non fa ridere la leccata ad una cacca di cane, né il peto ad un colloquio di lavoro. Peggio di Brothers Solomon di cui è quasi un instant remake.
MEMORABILE: Forse solo la sequenza che interrompe i titoli di coda: il combattimento à la Woo tra i due protagonisti ed un gruppo di arroganti mocciosi.
La solita commedia americana di ultima generazione (quella dei Farrely Bros, di Apatow e di Cattaneo... Basta!!!). Le solite gag trite e ritrite che prediligono gli umori corporali, il finto politicamente-scorretto, il non voler crescere, l'essere nerd (ma allo stesso tempo vincenti!). Qualche gag si salva, come il Rap sulla barca, la lite con gli infanti, la canzone finale, le facce dei due protagonisti.
MEMORABILE: I due fratellastri presentano la loro "Prestige Worldwide" con uno sgangherato rap (molto meglio, per una volta, nella sua versione italiana).
Film diretto da Adam McKay, abituale collaboratore di Judd Apatow molto in voga in America per commedie come Molto incinta. Nello stesso filone si inserisce Fratellastri a 40 anni, dedicato a quelli che in Italia si definirebbbero "bamboccioni", due quarantenni viziati che si ostinano a rimanere in casa dei genitori. L'idea di partenza non sarebbe male ma lo svolgimento è francamente deludente, segnato da gag che si distinguono sopratutto per la loro volgarità e privo di una sceneggiatura organica.
La tematica è molto attuale (i cosiddetti bamboccioni), ma il film risulta essere di una demenzialità assoluta, di quelle che tra l'altro fa veramente ridere poco. La seconda parte del film riscatta in parte la prima che rischia più volte di far addormentare. I "bamboccioni" in questione nella prima parte assomigliano più a ritardati che a persone adulte a casa. Inoltre il film è intriso di troppe volgarità per cercare di far ridere.
Il film che avrebbe dovuto consacrare definitivamente lo scoppiettante duo Ferrell-Reilly, confidando in un Apatow sempre più mecenate e in un McKay reduce da due capolavori del genere quali Anchorman e Ricky Bobby. Sicuramente un passo in avanti, da parte di Reilly, per entrare nell'olimpo fratpackiano. L'ennesima conferma per l'ispirato Ferrell invece, in un ruolo semplicemente perfetto per lui. Gustose le gag (il videoclip è da sentirsi male), peccato per lo scialbo finale. Seth Rogen compare per un attimo nei panni di un datore di lavoro. ***
Altra commedia firmata Apatow (produttore) che, senza mancare di volgarità, si propone di rappresentare la storia di due uomini quarantenni che si ritrovano, come suggerisce il titolo stesso, fratellastri. La premessa è ottima e lo svolgimento è addirittura migliore. Moltissime scene sono davvero divertenti (anche se talvolta esagerate). Molto simpatici Ferrell e Reilly.
E' quasi tutto esagerato, eccessivo, gratuitamente, seppur volutamente volgare. Eppure, bisogna ammettere che in certi momenti il colpo va a segno e si sorride. Purtroppo però, in molti altri si sente solo l'acre e quindi un po' fastidioso odore di scemenza, che va oltre il comico. Detto ciò, un plauso va sicuramente ai due protagonisti, che entrano bene nella parte degli "adolescenti" quarantenni che vivono da pascià, almeno finchè i genitori (peggio messi di loro) decidono di scombussolargli l'esistenza. Se non ci si aspetta chissà che, un'occhiata gliala si può dare. Vedibile.
MEMORABILE: "So che siete sposati, ma ciò non vuol dire che lei debba vivere qui"; Il padre confessa al figlio che fino a 17 anni voleva fare il tirannosaurus rex
La regressione a pre-adolescenti dei due interpreti è fin troppo riuscita, quasi non avessero fatto troppa fatica per ottenere l'effetto. Il livello di comicità è abbastanza rasoterra e l'originalità dell'idea non è che sia troppo evidente, anzi di questi tempi siamo sullo standard. Nei momenti più surreali e visionari riesce ad essere gradevole; purtroppo questi sono davvero pochi, mentre la linea guida sono gag scatologiche versione light. Certo che se dovete pagare per vederlo, considererei un impiego migliore del vostro denaro...
Estasiante, non solo perché tocca tutte le corde della comicità che deve toccare ma soprattutto per la geniale e sentitissima recitazione del duo Ferrell- Reilly, che regala momenti di sano godimento cinefilo. Adam Scott, con la sua faccia da schiaffi, è perfetto nel ruolo del fratello odioso e insieme alla moglie e ai figli offre una versione di Sweet child o'mine davvero spassosissima. Scurrile e volgare quanto si vuole, ma dotato di una sceneggiatura comica davvero rara da incontrare. Non male pure la coppia Jenkins-Steenburgen. Sorprendente!
Probabilmente è il film in cui Adam McKay trascura di più la componente narrativa a favore dell'istrionismo dei protagonisti (fenomenali Ferrell e Reilly) e dei personaggi di contorno, ma questo poco può influire su una simile direzione degli attori in grado di tirare fuori il meglio del talento comico dell'intero cast; ed è comprovato che quando sono gli attori a divertirsi per primi, lo spettatore non può che fare altrettanto e passare sopra la trama palesemente discostata dal reale. Spassoso cameo di Seth Rogen.
MEMORABILE: La cena; I colloqui di lavoro; Le sedute dagli psicologi; Adam Scott fratello e marito opprimente; "Barche e porche!" (Boat'n'hoes!).
Spassosissima, sboccata e irriverente commedia demenziale scritta e diretta da quel geniaccio di McKay qui in coppia col duo delle meraviglie Ferrel-Reilly. Sequenze, situazioni e battute geniali si sprecano, mentre si completa un quadretto dissacrante sulla famiglia americana e le famiglie allargate in generale. Contenutisticamente si sorvola sul percorso di crescita individuale dei quarantenni, poiché il tutto è sovrastato dalla presenza scenica dei due affiatatissimi comici. Da vedere e rivedere.
MEMORABILE: La prima cena; Il primo sfogo di Kathryn; Il letto a castello; I colloqui di lavoro con “Live on stage” ad accompagnare; Rapporto sessuale in cucina.
Bamboccioni quarantenni si trovano affratellati quando i rispettivi genitori - lui vedovo, lei divorziata - si sposano a seguito di colpo di fulmine. All'inizio la convivenza è un disastro, ma... Non è la volgarità il problema, anche se qui il livello supera spesso la soglia del sopportabile, quanto la scarsità di gag decenti, la monotonia delle battute, la caratterizzazione dei due protagonisti come fossero ritardati più che infantili. Buone aspettative alimentate dalla rodata coppia McFay-Ferrell e dalla presenza del bravo Reilly come co-protagonista, ma risultato assai poco divertente.
Il problema principale è che i due protagonisti, più che infantili, sembrano psicolabili, il che spiana la strada verso le gag facili e gratuite. Eppure non mancano i momenti in cui il film riesce a strappare una risata, vuoi perché l'accoppiata Ferrell-Reilly riesce a nobilitare il copione, vuoi perché alcune peripezie dei due bamboccioni hanno un che di catartico. Oltre alla verve dei due protagonisti, diverte la disperata compostezza della Steenburgen.
MEMORABILE: Il pugno in faccia a Derek e la conseguente eccitazione della moglie (come non comprenderla); I ragazzini malmenati nel finale.
McKay & Ferrell sono sinonimo di qualità nel loro genere, ma qui devono la riuscita del film alla sola verve comica dell'attore (e anche a quella di un buon cast di contorno), perché la sceneggiatura fa un eccessivo uso della volgarità per strappare risate. Sembra di assistere alla versione ripulita e un po' meno idiota di Lloyd & Harry alle prese con due genitori accondiscendenti. Si sorride, a volte di gusto, altre meno, ma non si ha la sensazione di assistere a una piccola perla, tutt'altro.
MEMORABILE: La resa dei conti con la gang al parco giochi; Il video rap.
Demenziale con ovvio lieto fine che vede il solito Ferrell, affiancato da un ottimo Reilly, dare vita a tipiche situazioni demenziali. Questa volta, contrapposta all'estrema assurdità del personaggio, una volgarità alquanto spinta rispetto agli standard di Ferrell, che però non risulta mai esagerata. Si potrebbe dire che gli accadimenti che piano piano si susseguono durante la storia sono prevedibili e nulla di innovativo; ma si tratta di un film di Will Ferrell: l'importante è ridere e si ride.
MEMORABILE: Ferrell strofina lo scroto sulla batteria del fratellastro.
Il soggetto di partenza con i due adulti mammoni è originale sulla carta (dopotutto siamo in America), ma la comicità iniziale è grossolana a dir poco. I dispetti della convivenza, i bambini bulli e le stramberie al colloquio di lavoro sono al limite dello sciocco. Con l’ingresso del fratello imprenditore, e soprattutto della cognata, le vicende migliorano un po'. I toni, che vorrebbero essere dissacranti, si affossano del tutto con la canzone di Bocelli (anche se in spagnolo) e con la finale piega buonista.
MEMORABILE: La torta della cognata; I genitali sulla batteria sono inguardabili; I bambini pestati; I vicini di casa nazisti o del Ku Klux Klan.
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