Buiomega71 • 29/10/16 10:08
Consigliere - 27152 interventi I BACAROZZI DI DEL TORO
Mimic è il classico film che ti immagini come sia, quando lo vedi e come te lo eri immaginato.
Indi per cui, zero sorprese, convenzionalità come se piovesse, prima parte anche interessante, seconda un pò meno, finalone che sbraca nella baracconata tutta botti e esplosioni. Ciliegina sulla torta un tremendo happy end che manco
Piccoli brividi
Un vero peccato bipallinare un autore come Del Toro, ma questo suo primo film americano (che leggo in giro stravolto da quelli della
Dimension, che hanno manipolato parecchio le intenzioni del regista messicano, tanto che Del Toro ha disconosciuto questa versione) è solo un miscuglio ben poco originale tra la SF anni '50 (penso a
Assalto alla terra),
Aliens (più che a
Alien),
Species,
Alligator (non e un caso che lo script è firmato pure da John Sayles) e
La Mosca (non e un caso che le scenografie siano di Carol Spier)
Si vede comunque che dietro la macchina da presa c'è un talento non comune (all'epoca Del Toro non era il Del Toro di oggi, e veniva da
Cronos) sin dai bellissimi titoli di testa, al morbo che uccide i bambini, agli stessi che muoiono in un sanatorio.
A voler vedere ci sono tutti i temi cari al regista: gli insetti, i mostri, il sottosuolo, le immagini cristologiche, l'infanzia, addirittura gli orologi, che , soprattutto nella prima parte, mostrano la personalità del suo regista
Infatti una delle sequenze migliori del film e puramente deltoriana e quando il figlio di Giannini si reca nella chiesa sconsacrata, di fronte a casa sua ,dove vivono i mostri, zeppa di crocifissi e statue di santi, quasi un preludio per
La spina del diavolo o la macchina da presa che sorvola la chiesa per planare sulla finestra della camera da letto del bambino.
Il tutto incorniciato dalla mirabile fotografia di Dan Laustsen
Altro tocco del regista del
Labirinto del Fauno sono le scenografie barocche e gotiche delle fogne di New York, come se fosse una città sotteranea a sè stante, tra la fiaba nera e le civiltà lovercraftiane
Anche alcuni spunti non sono male (L'apparato secretore degli insetti spalmato per nascondere l'odore del sangue umano, i due ragazzini "ricettatori" di scarafaggi sbranati dagli insetti antropomorfi, il mega insettone divelto in due dalle porte del metrò fuori uso, il figlio di Giannini che usa due cucchiaini come se fossero nacchere, per richiamare il "suono" di "buffe scarpe", Northam a tu per tu con l'insettone mutante), ma poi si butta nell'action SF più tronfio e fracassone, con le solite intuizioni, esplosioni, gli assedi, i mostroni, il classico "vaffanculo" all'ultimo mostro rimasto. Cosicchè il film si sgonfia irrimediabilmente, per diventare l'ennesimo "monster movie" che dispensa deja vù a iosa e lascia ben poca traccia nella memoria e soprattutto nel reparto emotivo
Speravo almeno in un colpo d'ala prima dei titoli di coda, invece si chiude con un finale tra i più brutti e politicamente corretti visti in vita mia.
Se lo avesse diretto un regista come tanti sarebbe da dimenticare al volo, Del Toro ci mette del suo per renderlo almeno godibile in certi frangenti
Bruttissima la sequenza dell'insettone che rapisce la Sorvino (ma ci si rifà con la tana piena di cadaveri mezzi dilaniati) e, ahimè, deludenti le creature del grande Rob Bottin
La sequenza autoptica alla creatura trovata nel canale di scolo delle fogne è un chiaro omaggio-reverenziale alla
Cosa carpenteriana
Del Toro gioca con le mutazioni cronenberghiane e con il monito tanto caro al cinema degli "animali assassini" la natura , se manipolata, si incazza, ci mette la sua personalità, ma nulla può fare per evitare che la sua opera scada nel più trito "blockbusterone" da domenica pomeriggio.
Ho la vhs della
Cecchi Gori (che dura
1h, 41m e 17s), quindi la versione che andò al cinema nel giugno 1998, manomessa dai boss della Dimension (infatti dubitavo che un happy end così terrificante fosse farina del sacco di Del Toro, ma tant'è...)
Vito
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