Buiomega71 • 5/08/21 10:28
Consigliere - 26640 interventi Rassegna estiva
EsoticaErotica
Un'estate al tropico dei sensi Albertini rimane ancorato all'Arsan pensiero (dall'Emmanuelle originaria riprende, anche se in maniera differente, la scena dell'aereo-il film si apre su una rivista pornografica, letta dalla Gemser in volo, la partita di tennis a quattro), prima che Massaccesi ne prenda le redini per le derive visceral/orrorifiche.
Da massaccesiano devo ammettere che Albertini ha fatto un ottimo lavoro (a volte ci mette una cura formale notevole e alcune scelte registiche degne di nota, quasi più raffinate di quelle dello zio Joe), curando i dialoghi (per nulla intellettualoidi o ridicoli), la psicologia dei personaggi e la convincente prova attoriale del cast (su tutti Infanti, grandissimo), per me quasi inatteso, dopo la terrificante esperienza personale di
Nudo e crudele.
Se poi la OST di Fidenco e la canzone dei Buldog sono pezzi straordinari, non di meno lo sono le situazioni erotiche e le grandiose scene di sesso (che anche, sapientemente, controfigurate con l'hard fanno il loro effetto e danno una marcia in più, tra tutte quella con la Schubert e il nero-che se la sbranava con gli occhi ogni volta che si fermava a fare benzina- nel bugigattolo della stazione di servizio, con la Gemser che la va a spiare dalla finestrella dove Albertini la filma deliziosamente da dietro, in un gustoso piano sequenza, in short e zoccoloni con il tacco, gran pezzo di protohard interraziale, tra le migliori e più eccitanti copule mai girate in un esotico/erotico).
Parte subito in quarta l'Emanuelle albertiniana , che spesso riesce a dare polvere a quella futura dello zio Aristide, con la meravigliosa porchaggine delle tre dee protagoniste (difficile scegliere tra la Schubert con i capelli corti, una Marchall che è una meraviglia irresistibile, fino alla Gemser al massimo dello splendore e forse nel suo ruolo migliore), tra festini e safari, set fotografici e voglia di sensazioni carnali nere.
La lussuria possiede le tre femmine vogliose (che sia sete di nero o vibranti passioni lesbo-da segnalare la Gemser e la Schubert che si fotografano, in statuari nudi integralissimi, a vicenda nella meraviglia della savana ben poco violenta, le carezze e i baci languidi a bordo piscina tra la Gemser e la Marchall che fanno eccitare la servitù, e quella bollente-con dettagli hard sulle delizie della pussy-tra la Gemser e la Schubert una volta uscite dalla camera oscura, spiate da Infanti dalla finestra aperta) e il gioco di seduzione monta spasmodico senza mai annoiare.
E se il paradiso terrestre non è Nairobi ma la Schubert e la Gemser in tacconi sempre pronte alla bisogna che non se ne fanno scappare una, Albertini ci infila nel mezzo pezzi di regia che stanno tra il surreale e l'onirico, con almeno una sequenza mozzafiato, il momento in cui la Gemser spia, masturbandosi, Infanti e la Schubert fare all'amore in camera loro, vedendo, poi, al posto della Schubert, sè stessa.
Ma non è l'unica, perchè Albertini rincara la dose con il sogno/incubo masturbatorio della Gemser con il capo tribù, la possessione tribale/carnale della Gemser che ha tutti i crismi di uno stupro di gruppo voodoo, fino all'allucinato sesso orgiastico in treno, tra la Gemser che cerca di difendersi agli attacchi infoiati della squadra sportiva con le tutte gialle simil
L'ultimo combattimento di Chen, facendola ubriacare dalla coppa con la birra che le scivola su tutto il corpo, con mani che la ravanano dappertutto e occhi che la mangiano viva, che assume i tratti di un incubo stupratorio e che sembra la versione erotico/pornografica dell'onirismo zombesco ferroviario di
Una lucertola con la pelle di donna.
Il resto sono meravigliose location e un tripudio dei sensi che raggiunge il suo obiettivo di libertà sessuale, con battute cultissime (La Gemser intercetta la telefonata tra Infanti e la gelosissima Marchall, lui "Ma mica sarai gelosa di una cannibala!") la Gemser che si vendica dell'offesa razzista facendosi montare da un indigeno a cui ha chiesto un passaggio con la stracultissima affermazione "Fottimi, cannibale, fottimi!", sotto gli occhi di Infanti.
Altra stoccata è la Schubert che, in estasi, ascolta Don Powell suonare il pianoforte, non potendo fare a meno di toccarsi eccitata, mentre Infanti si sta facendo la barba in bagno e la Gemser controlla, distratta, l'obiettivo della sua Nikormat.
Unica nota stonata il personaggio pagliaccesco di Venantini, sorta di Salvador Dalì dei poveri, inutile, farneticante e irritante, lontano anni luce dal satanico e folle pseudo Paganini di
Free LoveGià di per sè meriterebbe la visione solo per la tripletta Schubert/Gemser/Marchall (quest'ultima chi la ama la segua, pezzo di femmina di cui si farebbero follie), ma
Emanuelle nera è di più, molto di più, che regala, tra l'altro, quella chiusa poetico/surrealista con i ballerini e la dichiarazione di libertà sessuale della Gemser che guarda in macchina, che non sfigurerebbe in un b-movie stregonesco stile
La macchia della morte.
Notevole il dvd della StormMovie, che ripesca la versione hard per l'estero e contiene un corposo booklet di 16 pagine sulla genesi del film, gli anedotti e le curiosità.
E Albertini non solo può tranquillamente rivaleggiare, almeno quì, con zio Aristide, ma ha i numeri per non essere troppo inferiore all'
Emmanuelle di papà Just.
Curiosamente, in Inghilterra, fu editato in vhs dalla
Warner Home Video.
M.lupetti, Stefania, Buiomega71
Coyote
Deepred89, Undying, Homesick, John trent, Il Gobbo, Il Dandi, Markus, Alexpi94, Victorvega, Paulaster
Nando, Luchi78, Herrkinski, Lucius, Reeves, Completist
B. Legnani