Buiomega71 • 19/06/21 10:11
Consigliere - 27173 interventiCharlie dice, Charlie fa...
Così che Mary Harron sforna il suo film migliore, dopo una sfilza di sonore delusioni (il grottesco che non si confà in
Ho sparato a Andy Warhol, il pessimo stregonesco da Cioè
The moth diaries e soprattutto la rovinosa trasposizione di
American psycho), che la sua uscita più felice pareva essere l'episodio, mix tra
La fabbrica delle mogli e
L'invasione degli ultracorpi, di
Fear Itself.
La Harron dà a Charlie ciò che è di Charlie (e che non aveva dato a Bateman, anche se quest'ultimo personaggio di pura fantasia) e ricostruisce, quasi miracolosamente, l'atmosfera dei fine anni 60, la puzza e l'afa del ranch Spahn, la scelta dei volti e delle ragazze della family tipiche di quegli anni (da non sottovalutare i peli sotto le ascelle e la pianta dei piedini sporchi di Sadie) e un Charlie Manson tra i più credibili e impressionanti che siano mai apparsi sullo schermo (ora guida spirituale, ora "padre incestuoso", ora filosofo, ora grottesco pifferaio di Hamelin, che lascia libero arbitrio ai suoi adepti, ma non esente da attimi di rabbia dettati dalla frustrazione personale: l'insalata che sà di piscio, le botte a Sadie che cerca di difendersi)
Un notevole scavo psicologico nella mente e nei ricordi delle tre "ancelle" mansoniane (soprattutto di Lulù/Leslie), prettamente femminile e femminista, come il punto di vista della storia che si spezzetta in flashback (dal braccio della morte ai ricordi di cosa succedeva all'interno della family e del costante lavaggio del cervello che Charlie prodigava alle sue "vittime"), dove la Harron crea il suo alter ego nei panni della psicologa Karlene Faith, che si prende a cuore la deriva e il destino delle tre assassine.
La Harron sfugge al facile richiamo del sangue e alla fiera delle atrocità (rapido, ma comunque pur sempre feroce, l'atroce esecuzione ai danni di Sharon Tate-lo squarcio sulla faccia dato dal fendente del coltello di Tex Watson-, più lungo e efferato il massacro dei coniugi La Bianca, con la signora La Bianca che urla e cerca di difendersi, suo marito legato e incappucciato steso a terra, e sprizzi di sangue che imbrattano il volto di Leslie, e che rimandono agli schizzi ematici di
American Psycho e al diluvio "universale" ematico di
Moth Diaries), per concentrarsi sulla vita e sui dettami della comune mansoniana, tra sesso libero, provini musicali, nuove "assunzioni" , raduni di "hells angels" alla Richard Rush, furtarelli notturni nelle case dei ricchi e dei deliranti monologhi di un Charlie sempre più carismatico (l'helter skelter, i Beatles, il pozzo senza fondo, gli elfi e gli angeli) che predica l'uccisione dell'ego.
Barlumi da cinema settario, dove la Harron non rinuncia a qualche colpo basso (il vecchio e viscido mister Spahn che si fa masturbare da Squeazy e che palpeggia come i vecchiacci arteriosclerotici palpano le badanti, la ragazza della family costretta da Charlie a spogliarsi davanti alla comune al fuoco di bivacco, che mostra una profonda cicatrice sulla schiena "
I tuoi genitori hanno permesso che il tuo corpo fosse fatto a pezzi", la sequenza del parto con cordone ombelicale strappato a morsi da Squeazy, e non ultima la scena dell'orgia, dove Charlie impartisce lezioni di cunnilingio a Tex, discquisendo con un pistolotto sul sesso orale).
Di mezzo discorsi sul lesbismo, sulla letteratura, il pre veganismo (Charlie dice di non mangiare animali morti, almeno finchè, per far bella figura sul produttore musicale Terry Melcher, si fa commisionare una giacca in pelle di cervo, contraddizione che balza subito agli occhi di Leslie, liquidata con le solite filosofie mansoniane da quattro soldi , tirando il ballo nientemeno che Gesù Cristo), ravanando nei cassonetti dell'immondizia e praticando danze hippiesche in peregrinaggio sulle colline degne di Miklós Jancsó.
Almeno tre momenti da antologia ( Manson si presenta nudo, durante un bagno nella lercia tinozza, ad una nuova potenziale adepta, questa lo sfancula per la sua maleducazione, Charlie fa altrettanto, Manson bussa alla porta di una villetta e le apre una radiosa, quanto educata, Sharon Tate, Sharon Tate intevistata in tv e le domande sul lato oscuro dei film di Polanski che lei paragona con l'appassire dei fiori-di incredibilie somiglianza Grace Van Dien-e Sadie che prega di spegnere la televisione) per un biopic che, pur non raccontando nulla di nuovo, riesce a penetrare in profondità, con un chiusa in stile
Sliding doors (o come ha poi ripetuto Adrian Lyne nell'
Amore infedele) che regala sincera commozione.
Forse un tantino garantista, mettendo in luce il potenziale plagio e vittimismo delle tre assassine, ma sicuramente tra i migliori film sulla family insieme al
Bel Air di Tom Gries.
Parchi ma incisivi gli SFX di un redivivo Ed French.
Una delle didascalie finali, informa che nè
Leslie Van Houten nè tantomeno
Patricia Krenwinkel hanno voluto partecipare alla realizzazione del film.
Caso quasi più unico che raro su dei titoli di testa di un film, dove, all'inizio, appare a caratteri cubitali DALLA REGISTA DI AMERICAN PSYCHO.
Herrkinski, Il ferrini, Buiomega71
Xamini, Anthonyvm
Paulaster, Schramm, Enzus79