Who's watching Oliver - Film (2017)

L'esordio alla regia di Moore è una black comedy romantica in bilico fra il lerciume scioccante e il grottesco camp, sempre attenta a evitare l'autoparodia, tanto da sembrare un film di Chad Ferrin in overdose di velleitarismo arthouse. L'interpretazione dell'occhialuto sbroccato Geoffrey Banks va a braccetto con quella del Toby Radloff di Killer nerd, anche se le sue interazioni con la madre (sboccata e weird come una novella regina Carlotta di Nuovo punk story) sfiorano livelli di sudiceria ben più stomachevoli. Per il resto, verbosità e pochezza contenutistica esacerbano la noia.

“Ogni ragazza con cui esco alla fine diventa mia madre”, cantavano i Police. Norma Spool scopre le gioie di Skype, e se di mammà manipolatrice e vessatoria non ti liberi neanche da morta, figuriamoci fintanto che è viva e due volte virtuale (internet e psiche gran corte di cassazione). Ed è un niente che si addiviene a un Bubby perennemente bad e irrimediabilmente boy per intercessione di Medea-Giocasta, magari dalle parti del torture porn più gladiatore e dello sleaze più inferocito, in quella zona dove depravazione grottesco e tenerezza mandano subito KO senza farti più rialzare.

Alla conclusione dell'opera di Moore è probabile che lo spettatore si senta un po' stranito: si è assistito a un divertissement camuffato neanche troppo bene con protagonista un Mr. Bean depravato o a una sorta di revenge poetico di tutti i Michael Myers del mondo? Nel dubbio, meglio chiarire: l'horror in quanto tale è scialbo, alcune prove recitative sono francamente insufficienti (la madre del protagonista), la trama presenta evidenti lacune. Perciò, anche se la buona prova dei due protagonisti e la strana atmosfera asian-Disney salvano la baracca, più di tanto non si quaglia.